Il buon risultato delle elezioni Usa: ora i democratici devo fare il lavoro di Bush

George W. Bush ha molte volte detto che il giudizio futuro della storia sarà diverso da quello dei suoi critici politici. E certamente vi è una dimensione metapolitica nella politica dell’attuale presidente: quella di aver compreso di aver di fronte un nuovo avversario, l’islamismo politico che aveva reso sé stesso visibile con l’attentato dell’11 settembre. E l’islamismo politico, cioè il tentativo di creare un nuovo califfato mondiale sotto la guida di Osama Bin Laden imponendosi con il terrorismo diffuso, è fondamentalmente fallito. Nonostante l’11 marzo spagnolo e il 7 luglio londinese, non solo il terrorismo antioccidentale in Occidente è giunto ad un punto morto, ma soprattutto si è esaurito il tentativo di dar vita alla comunità califfale.
Alla minaccia del terrorismo islamista l’America ha reagito e ha reagito portando il conflitto sul territorio musulmano, dove si è trasformato in un conflitto tra sunniti e sciiti. Se gli Stati Uniti non avessero risposto portando la guerra in territorio islamico e facendone quindi un conflitto interislamico, il terrorismo califfale avrebbe avuto altre possibilità.
Ma, facendo così, l’America di Bush ha anche drammatizzato il conflitto interno al mondo islamico cioè la scelta tra l’accettazione e il rifiuto della modernità. E non è un caso che la parte della comunità irachena che appoggia il governo stabilito dalla vittoria americana sia la comunità sciita. Quella maggiormente disposta per il carattere aperto della sua tradizione religiosa al cambiamento e alla recezione di altre idee che non quella sunnita. Anche l’egemonia che il wahabismo ha esercitato con il modello terrorista ha uno spazio limitato, perché il wahabismo non si estende fuori del regno saudita frutto del grande accordo di Wahab con la dinastia saudita stabilita nel secolo XVIII.
Bush ha stabilito il nesso tra l’Occidente e l’islam interno all’Occidente; ha mandato i suoi uomini a morire in Iraq e in Afghanistan non per stabilire un impero coloniale ma per portare la democrazia. Cioè per tentare quella contaminazione tra Occidente ed islam che è fondamentale per ambedue le culture. I veri incontri cominciano sempre con grandi scontri. Per questo crediamo che la storia darà un giudizio migliore sul presidente americano di quello che danno gli europei. Le lezioni di medio termine hanno avuto un buon risultato: quello di portare i democratici a far proprio il lavoro della presidenza repubblicana.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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