Il cardinale Jozef Tomko, collaboratore di sette papi

Papa Francesco con il cardinale Jozef Tomko, 30 aprile 2022

Difficile riassumere anche in poche righe l’intensa vita del cardinal Jozef Tomko. Nato l’11 marzo 1924 a Udavské, un paesino della Slovacchia orientale, entrò in seminario nel ’43, completando la preparazione alla facoltà teologica cirillometodiana di Bratislava. Nel ’45 fu inviato a Roma ad approfondire gli studi, dove conseguì le lauree in Teologia, Diritto canonico e Scienze sociali. Ordinato sacerdote il 12 marzo 1949, a causa del colpo di stato con cui i comunisti avevano preso il potere in Cecoslovacchia, non poté più rientrare nell’amata patria per la quale tanto si operò negli anni successivi.

Vice-rettore per 15 anni del Collegio Nepomuceno a Roma, nel ’59 fu tra i promotori del nascente Istituto Slovacco dei Santi Cirillo e Metodio, un centro pensato per aiutare i giovani sacerdoti e per accompagnare la vita religiosa e culturale degli slovacchi all’estero. Dagli anni ’60 cominciarono gli incarichi di responsabilità nei vari organi vaticani, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede alla Commissione per la famiglia, dall’ambito sinodale a quello ecumenico – e chi meglio di lui sapeva muoversi in questo settore, visto che era nato in una regione storicamente «ecumenica». E ancora, dall’impegno nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli alla responsabilità di Gran cancelliere dell’Urbaniana…

Nell’85 fu creato cardinale, e coi suoi 98 anni era il più anziano di loro: «Non è colpa mia se sono rimasto il più vecchio!», disse scherzando ad un giornalista. E anche papa Francesco, il 30 aprile scorso, incontrando i pellegrini slovacchi aveva scherzato con lui dicendo che la sua presenza «ci fa sentire che la Chiesa è una famiglia che sa onorare la vecchiaia come un dono. Ma ho dei dubbi: sembra più giovane di me!».

Il controllo della polizia

Un personaggio così, che tanto si dava da fare per i connazionali in esilio e al contempo seguiva le sorti dei credenti perseguitati in patria, al regime comunista cecoslovacco dava enormemente fastidio. Negli Archivi praghesi che raccolgono i fascicoli della polizia politica (StB) vi sono documenti che dimostrano come Tomko sia stato controllato per decenni dagli agenti residenti a Roma. Ne dà notizia il portale slovacco postoy.sk che racconta come la polizia politica aveva le sue fonti direttamente in Vaticano. Non che il compianto cardinale non se ne fosse accorto: «L’Istituto Cirillo e Metodio era sorvegliato molto da vicino, così come il Pontificio collegio Nepomuceno», ha ricordato in un libro di interviste uscito nel 2008. «Anche se non potevano farci del male, tuttavia hanno fatto molti danni. Alcuni sacerdoti subirono la loro influenza e si rovinarono la vita, perché entrare in contatto con lo spionaggio non è mai piacevole. Coloro che erano fuggiti dalla Cecoslovacchia si trovavano ad essere colpiti dai propri compatrioti».

Per il regime comunista, l’esilio cattolico slovacco rappresentava una spina nel fianco: riviste, incontri, legami sempre più stretti con la Curia – cattiva pubblicità insomma.

Per questo «erano disposti a usare tutti i mezzi a loro disposizione per distruggerlo, dai rapimenti e attentati come negli anni Cinquanta, allo stretto controllo, alle campagne di disinformazione e di discredito», ha spiegato Beata Katrebová Blehová, ricercatrice presso l’Istituto slovacco per la Memoria nazionale.

Dalla parte del popolo

Nel 1974, ben prima di diventare vescovo, la StB compilò una nota su di lui, in occasione della festa per il suo 50° compleanno e 25° anniversario di ordinazione. Nella nota è indicato come appartenente «al cosiddetto gruppo progressista dell’apparato vaticano», benché «capace di trattare anche con i conservatori». Secondo gli osservatori comunisti «la sua indole è la grande capacità di adattamento. Sceglie i contatti con molta attenzione e soprattutto tra persone di un certo livello e autorità, per le quali organizza anche convivi ed eventi simili. Negli ambienti dell’emigrazione clericale cecoslovacca si prevede che Tomko farà una grande carriera».

Nel rapporto del 2 novembre 1987, stilato dall’agente Dore, alias don Blažej Müller (sacerdote scomparso nel 2014 e considerato «fonte affidabile» dalla StB), si informava che il primate di Boemia cardinale Tomášek, in visita in Vaticano, aveva incontrato due volte Tomko, il quale aveva «informato il Papa sulla situazione della Chiesa in Slovacchia», dov’era stato possibile impedire la diffusione dell’associazione filogovernativa per il clero Pacem in Terris. Secondo Tomko la Chiesa slovacca godeva della simpatia di gran parte della popolazione, compresi «numerosi sostenitori all’interno dell’apparato statale», e ciò ha potuto garantire maggiore autonomia «e la fioritura del cattolicesimo in Slovacchia». Per questo Tomášek gli chiese di sostenere l’intera Chiesa cecoslovacca, poiché i credenti «hanno il diritto morale di indurre l’apparato statale a rispettare la libertà religiosa». Di lì a pochi mesi, i cattolici moravi avviarono la raccolta di firme per una petizione sulla libertà religiosa, seguita dalla Manifestazione delle candele a Bratislava il 25 marzo 1988 che finì con il duro intervento della polizia.

Soprattutto pregare

L’interesse della polizia politica per Tomko crebbe ulteriormente durante il pontificato di Giovanni Paolo II: quando nell’85 fu nominato cardinale e prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, era il cittadino cecoslovacco che aveva raggiunto il gradino più alto nella gerarchia cattolica, e dai rapporti della StB emerge addirittura l’ipotesi di un tandem polacco-slovacco alla guida della Chiesa! In una nota dell’ottobre 1989, infatti, poco prima della rivoluzione di velluto, si ipotizza la nomina di Tomko a Segretario di Stato: «La sua candidatura è apertamente sostenuta dalla sezione polacca della Segreteria di Stato, dalla maggior parte dei rappresentanti tedeschi della Curia romana (…), cioè quella parte della Curia che non ha mai visto di buon occhio l’Ostpolitik di Casaroli e ha sempre adottato una linea dura e conservatrice nei confronti dell’Urss».

Nell’incontro di fine aprile con i pellegrini slovacchi, li aveva invitati a «tornare alle radici, alle famiglie, ricordando i nostri padri, i nonni, le buone relazioni nelle nostre famiglie», esortandoli infine a «non dimenticare la preghiera – una cosa così semplice, ma importante. La preghiera. È questo soprattutto ciò che il popolo di Dio è chiamato a fare. Adorare, pregare, camminare, peregrinare, pentirsi, e in tutto ciò percepire la pace e la gioia che il Signore ci dona. Preghiamo gli uni per gli altri. Vi porto tutti nel cuore».

Dopo le celebrazioni a Roma e a Bratislava, le spoglie del cardinale Tomko, collaboratore di 7 papi (da Pio XII a Francesco), saranno tumulate nella cripta della cattedrale di Santa Elisabetta a Košice il 16 agosto.

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