
Il caso americano un richiamo a Cristo
Il caso detto della ”pedofilia” dei sacerdoti (in realtà si tratta in gran parte di rapporti omosessuali, cioè rapporti con adolescenti) è stato certamente montato dalla stampa americana, con indicazioni incredibili, secondo cui dal 30 al 50 per cento i preti americani erano omosessuali e che la percentuale di Aids era maggiore che nella media degli americani. E ciò naturalmente è il primo grande assalto al celibato dei preti. E, indirettamente, a tutto l’orizzonte della verginità cristiana. Si tratta di un vero attacco demoniaco, che giunge su un terreno ben preparato. Ed ha origini nei difetti della predicazione nella Chiesa postconciliare. Le uniche virtù su cui la cultura postconciliare ha insistito sono le virtù sociali, le virtù attive, quelle che consistono in una azione verso gli altri, non un atto di astensione, di un controllo di sé. Vi è un nesso essenziale tra la castità e la verginità e Gesù Cristo? E più essenziale delle opere sociali? Molti cristiani, forse i più sostengono che la sessualità come tale è un terreno neutro, a meno che non diventi esercizio di violenza. Ebbene, in tanti documenti e scritti, autorevoli e non, del tempo postconciliare non abbiamo mai sentito insegnare la connessione essenziale di Gesù Cristo con la castità e la verginità dei cristiani, viste come affermazione della vita di Cristo in noi e di noi in Cristo: cioè della vita divino-umana comunicata agli uomini. L’ultimo documento papale sulla verginità è la Sacra Virginitas di Pio XII (1954). La castità e la verginità sono dimensioni essenziali della fede più importanti per questo delle stesse opere esteriori di carità, e sono uscite dalla predicazione cristiana e soprattutto da quella del magistero. La stampa laica ha sottolineato con malizia che nei luoghi di accampamento dei giovani pellegrini del 2000 a Roma erano abbandonati preservativi usati; chi mai aveva predicato a questi giovani che la vita divina richiede che castità e verginità siano espressioni della loro adesione a Gesù Cristo, come risulta dalla Rivelazione e come è confermato dalla storia della santità nella Chiesa? Rinunciare al celibato ecclesiastico e dire che esso è l’unica alternativa all’esercizio dell’omosessualità e/o dalla pedofilia vera e propria dei sacerdoti è rinunziare al cuore della vita cristiana come vita di Gesù Cristo e in Gesù Cristo. Il problema non è dunque marginale ma essenziale: nella questione del celibato ecclesiastico c’è molto di più che il regime di vita dei preti. Ma anche qui, nella figura del prete, la teologia postconcilare ha posto le sue rovine. La nuova Institutio generalis Missalis Romani di Giovanni Paolo II cambia radicalmente la precedente Institutio di Paolo VI e fa del prete l’unico attore della Messa in persona Christi. Il cambiamento è la prova dell’errore con cui è stato trattata la figura sacerdotale del prete dalla prassi postconciliare. Sacerdos alter Christus si diceva negli anni preconciliari: e ciò fondava il sacrificio di una vita. Ma perché debbo rinunciare ad una donna (o ad un uomo) se mi si chiedono solo delle opere sociali? A che serve la verginità per aiutare i poveri? Non può una coppia sposata fare meglio? Ed allora il segno che Dio manda ai cristiani con lo ”scandalo” americano è quello di affrontare definitivamente il ruolo essenziale della castità e della verginità cristiane. Se il privilegio di fare l’Eucarestia non è sufficiente a motivare la verginità, quale altro motivo sarà mai sufficiente?
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