
Il Cavaliere parla come mangia in un McDonald’s

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Parla come mangi, mangia come parli. Come un cittadino qualunque o, se vi piace, come un Trump qualunque, Silvio Berlusconi s’è seduto al McDonald’s.
Di tutti quelli che dovevano finire male, Berlusconi è quello che doveva finire peggio. Processato per venti lunghi anni, tutti di gogna e di governo, il Cavaliere Silvio non ha avuto la ghigliottina. Non è stato cancellato come la casta del Caf, come Bettino Craxi, come Arnaldo Forlani, come Giulio Andreotti. Anzi, è tornato.
Berlusconi ha fatto la sua lunga traversata nel deserto: assegnato ai servizi sociali in camice bianco, sottoposto alle foto con Vladimir Luxuria, costretto a pagare le Olgettine e però è tornato al timone della sua vita. Altro che colpito e affondato. La sua caravella è arrivata in America.
A differenza di Matteo Renzi che è dovuto andare fino in California per agguantare i segreti della vittoriosa marea popolare e populista il Cavaliere – uomo di mondo più che di mappamondo – è entrato in un McDonald’s, s’è seduto al tavolo, tra la gente, ha stretto mani, ha fatto selfie ed è diventato virale.
L’America tanto cercata da Renzi lui l’ha trovata a Segrate. Altro che California dreaming. Ha chiacchierato, ha salutato, ha preso una spremuta – fedele al digiuno quaresimale – e, popolare e populista, ne ha fatto un film. Ed è subito Trump.
Così è, se vi pare, Berlusconi che torna e parla come mangia. Ed è sempre lì: o lì o là, e anche voi, dovendo scegliere, cosa fareste: tornare al timone della vostra vita o restare aggrappati al mappamondo, dimenticati dal mondo?
Testo tratto dalla rubrica “Olì Olà” in onda su La7 durante la trasmissione Faccia a faccia, domenica in prima serata
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