IL COMPIACIMENTO DEL MALE

Di Marina Corradi
28 Ottobre 2004
Se vi hanno detto che è un film terribile, ripugnante, e che se ne esce disfatti, è tutto vero. “La mala educación” è il trionfo della morte

Se vi hanno detto che è un film terribile, ripugnante, e che se ne esce disfatti, è tutto vero. “La mala educación” è il trionfo della morte, l’innocenza divorata dalla corruzione, il Male che si allarga vittorioso fino allo sfacelo totale. E pietà per nessuno, nessun perdono, e nessuna speranza. L’inferno? Peggio, l’inferno da vivi. Un miserabile inferno di travestiti col trucco sfatto e la voce in falsetto, nell’oscenità esposta di quei corpi che disperatamente vorrebbero essere di donna. Percorre tutto il film questo impossibile anelito ad essere “altro”; ma come insozzato dall’odio, dal rancore, da una brutalità animalesca, da un’ansia poderosa di vendetta. C’è del genio, in un simile film: del genio usato per negare ogni bene, per dire che ogni cosa è fango, senza possibilità di riscatto. Pretesto, certo, quel collegio spagnolo degli anni Cinquanta, dove un prete, secondo la storia, abusò di un giovanissimo allievo. Possibile. Plausibile. Cose simili accadono. Ma questo attorcigliarsi maligno di disperazione, inarrestabile, inesorabile, questo abbandono, droga, fratricidio e morte, senza mai un incontro buono a spezzare la fatalità di massacro, pare un voluto compiacersi, e insistere, chiudendo ogni porta a un caso buono. Ecco fin dove si va, quando si cerca e si insegue, volutamente, con ostinazione, il Nulla.
Per caso, abbiamo visto “La mala educación” con ancora negli occhi quella “Cattura di Cristo” di Caravaggio di cui abbiamo scritto nell’ultimo numero di Tempi. Con negli occhi quella notte, che Caravaggio dipinge come immensamente buia attorno all’Orto degli Ulivi – buia come se l’alba non dovesse sorgere mai. E i soldati romani nelle loro spaventevoli armature, e Giuda, nella poca luce livida hanno facce di massacratori e di assassini. Solo il volto di Cristo che si offre al nemico che lo afferra – gli occhi chiusi, il sacrificio già accettato – trasfigura e sconvolge quella scena, quella notte buia, che sarebbe altrimenti di totale disperazione. Ecco, il film di Almodóvar ti lascia addosso il buio di quella notte di tradimento e di abbandono. Come in quell’Orto, c’è nel film il peggio degli uomini. Manca Cristo, però. Manca la Resurrezione: la rinascita, il perdono, la speranza. Tolto Cristo, resta solo la morte.
E tuttavia, può fare un paradossale effetto, questa “Mala educación”. Esci dal cinema come ti fosse passato sopra un carrarmato. Dormi come avessi addosso una febbre maligna. Ti svegli strano, come dopo una brutta influenza superata. Con una violenta voglia di sperare, addosso. Rabbia, quasi, ma buona. Come se tanto veleno t’avesse svegliato. Dato uno schiaffo. Chiesto, alla fine, da che parte vuoi stare.

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