Il discorso del premier e l’Aventino alle vongole di Pd, Idv e Udc – RS

Di Redazione
13 Ottobre 2011
Silvio Berlusconi parlerà alla Camera alle 11, poi salirà al Colle, e domani si voterà la fiducia al discorso. «Parlerò meno di dieci minuti» ha detto ai suoi. Le opposizioni hanno deciso di disertare l'Aula e di non ascoltare il discorso. Commenta Margherita Boniver: «E' una scelta indecente. Questa decisione è un 'Aventino alle vongole'»

Silvio Berlusconi parlerà alla Camera alle 11. Renderà, come si usa dire in questi casi, «delle comunicazioni al Parlamento», sulle quali poi chiederà la fiducia che sarà votata domani. Dopo lo scivolone di martedì scorso, quando la maggioranza è stata battuta sul primo articolo del rendiconto generale dello Stato, il governo corre ai ripari: nel Consiglio dei ministri di oggi il testo della norma bocciato verrà completamente riscritto e presentato insieme alla legge di Bilancio. (…) Dopo il suo intervento, trasmesso in diretta tv, Berlusconi salirà con ogni probabilità al Quirinale per riferire al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, come intende proseguire nell’attività di governo, anche alla luce delle sollecitazioni giunte ieri proprio dalla presidenza della Repubblica” (Corriere, p. 3).

Berlusconi parlerà soltanto ai gruppi della maggioranza. Tutte le opposizioni, dall’Udc di Pier Ferdinando Casini al Pd di Pier Luigi Bersani e all’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, non lo ascolteranno, avendo optato di disertare l’Aula, mentre invece vi faranno ritorno domani, al momento di votare la fiducia. Contro questo gesto scatta Margherita Boniver: «E’ una scelta indecente: si vuole creare un precedente ammiccando al 1924, ma siamo nel 2011 e l’Italia è nel mirino della speculazione finanziaria. Questa decisione dell’opposizione è un ‘Aventino alle vongole‘»” (Corriere, p. 3).

“«Non avete capito che se cade il governo in questo momento si dissolve l’intero centrodestra». Ai ministri che coltivano dubbi, ai deputati che minacciano di formare un gruppo autonomo, a tutti coloro che lo invitano a rivedere l’agenda dell’esecutivo e persino la composizione, o a forzare la mano con Tremonti, Berlusconi ieri ha opposto questo ragionamento. Sostiene il premier che una crisi di governo non sarebbe soltanto un regalo alla sinistra, un pessimo affare per il Paese, un motivo di cocente sconfitta personale. Aggiunge a queste considerazioni una convinzione, per alcuni uno spauracchio, non di poco conto: «Senza di me nessuno di voi ha un futuro». (…) Pronunciando anche queste parole il Cavaliere preparava ieri il suo discorso («parlerò meno di dieci minuti») di oggi alla Camera (sembra che Giuliano Ferrara ne abbia scritto una traccia), si diceva convinto di una nuova fiducia, diceva ai suoi interlocutori che la richiesta di un voto sul governo a Montecitorio è l’unica cosa seria che potesse fare in qualità di presidente del Consiglio. (…) «Aiutatemi ad arrivare fino a Natale», ha ripetuto anche ieri ad alcuni suoi ospiti, nella convinzione che se il governo arriverà a vedere l’anno prossimo sarà lui, assieme a Bossi, a decidere le sorti della legislatura” (Corriere, p. 5).

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