Il gatto Fausto e la volpe Max

Di Fabio Cavallari
08 Ottobre 2003
“D’Alema e Bertinotti. Così lontani, così vicini”

Nell’opposizione tira aria di rinnovamento. Nell’alveo “moderato” si fa strada l’ipotesi del partito riformista, mentre nella sinistra più radicale spunta l’idea della costruzione di un soggetto per “l’alternativa”. Il vento elettorale ha spinto Bertinotti ad estrarre dal cilindro quest’ultima proposta, spacciandola per una novità assoluta. In verità, quella di questi giorni è la via politicista ed estremamente tattica di un percorso fallito nella prassi. Nell’ipotesi del sub-comandante Fausto, l’effervescenza dei movimenti e la critica della sinistra Ds avrebbero dovuto provocare, sotto la spinta del Prc, i presupposti per la nascita di questo soggetto. Nella realtà Rifondazione, dall’atto della sua nascita, ha sempre perso consensi, arrivando all’ultima tornata amministrativa ad essere praticamente cancellata laddove ha scelto la via solitaria. La pressante demonizzazione antiberlusconiana, ha paradossalmente ristretto gli spazi antagonisti del Prc, costringendo Bertinotti a proporre la “via alternativa” attraverso la più classica delle strade mediatico-propagandistiche. Quest’operazione è in qualche modo facilitata dall’iniziativa di D’Alema e Prodi che sul fronte moderato vogliono costruire il partito riformista. Qualche opinionista di sinistra si è chiesto perché di fronte allo spostamento a destra dei Ds, Bertinotti abbia in qualche maniera sorriso limitandosi a commentare che quella via è già bruciata. Qualcun altro si è stupito per l’improvvisa comunanza di vedute tra D’Alema, l’uomo che più di ogni altro volle la cancellazione di Rifondazione, e il segretario del Prc, ma proprio in questa “strana alleanza” c’è tutta la strategia d’azione. Il presidente dei Ds ha capito che per vincere le elezioni è necessaria la presenza della sinistra radicale, ma che contemporaneamente è indispensabile dare una visione moderata e credibile a tutto l’establishment “borghese” e ai “nobili” poteri forti. Lo spazio lasciato scoperto a sinistra potrebbe trovare casa nel nuovo involucro bertinottiano. Quest’ultimo accettando di buon grado un’alleanza, nei fatti frontista, si guadagnerebbe una libertà d’azione incredibile. Interlocutore con i movimenti e unico referente a sinistra del più grande sindacato italiano. Il respiro di quest’operazione assumerebbe per Bertinotti una valenza che andrebbe ben oltre le prossime elezioni. Come potrà poi governare una coalizione riformisti-alternativi è tutto un programma da scoprire.

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