
Il genio ebraico e la gente del sud
Cara Flannery O’Connor, proviamo a capirci. A Lei non va bene che i lettori vadano alla ricerca di una soluzione sia pure minima ai problemi del mondo, che Lei ritiene sostanzialmente enormi. A Lei non va bene che qualcuno possa ricercare un modo di vivere meglio, senza doversi sentire colpevole a tutti i costi. Per Lei l’uomo non può mai stare in piedi da solo perché “da quando è caduto” non può più agire. Lei cerca di estendere la Sua religione, rispettabilissima, a ogni parte del nostro universo, senza cercare di limitarsi almeno un po’ nelle scelte. Lei è un’universalista antiprogressista. Che Lei sia una donna del Sud degli Stati Uniti (il Sud schiavista e sconfitto nella guerra di secessione), e in quanto tale un’inguaribile reazionaria, mi pare perciò piuttosto evidente. Tutto questo diviene nei Suoi racconti una sorta di lugubre terrore. E’ vero che il pensiero progressista sembra essere oggi in crisi, ma nella cultura di oggi, a ben guardare, è invece sulla breccia, magari nella versione cattolica, che si esprime nel volontariato, nella serenità del vivere, nella politica come nobile servizio. Per me l’uomo è imperfetto ma può perfezionare almeno la sua vita sulla terra. Perché non si occupa della soluzione dei problemi della gente normale, di chi va in ufficio tutti i giorni, di chi ha ben chiara una definizione della fede e cerca di adeguarsi a quella nelle circostanze del mondo?
Santina Sima – Binasco (MI) Carissima Santina, Io intendo la religione come universale perché opposta alla settaria, cattolica in quanto opposta a parrocchiale. La nozione di perfettibilita dell’uomo proviene all’incirca dal tempo dell’illuminismo nel 18° secolo. E questo è ciò a cui il Sud degli Stati Uniti si è tradizionalmente opposto. Quando scrivo “Da quando siamo caduti…” intendo parlare della caduta di Adamo, della perdita dell’innocenza, della grazia santificante. Il Sud, in altre parole, crede ancora che l’uomo sia caduto e che è perfettibile solo ad opera della Grazia, non per i propri sforzi senza aiuto. Il pensiero dei Liberali è invece che l’uomo non è mai caduto, che non ha mai conosciuto la colpa, e che può divenire infine perfetto attraverso il proprio sforzo. Perciò, il male per questa concezione è solo un problema di case migliori, di migliori condizioni igieniche, salute, ecc.., e tutto il mistero dovrà essere a suo luogo chiarito. Un giudizio non si potrà dare perché l’uomo non è mai responsabile. Ovviamente vi sono gradi diversi di adesione a tali concezioni, ogni sorta di sottolineatura particolare, ma questa è la direzione verso cui il mondo moderno si dirige. Fu intorno al 1919 che Menken definì il Sud la “Bible Belt”, e il Sahara delle Belle Arti. Oggi, la letteratura del Sud è famosa in tutto il mondo, ma il Sud è sempre la “Bible Belt”. La nonna di Sam Jones lesse la Bibbia trentasette volte stando in ginocchio. E il Sud rurale e di provincia, nonché parte di quello metropolitano, è composto dai discendenti delle anziane signore come lei. Non basta il trascorrere di alcune generazioni per scrollarsi di dosso la loro influenza. Il genio ebraico nel rendere concreto l’assoluto ha perciò condizionato il modo di vedere le cose della gente del Sud. La nostra reazione nei confronti della vita sarà diversa se ci hanno inculcato soltanto una definizione della fede o se abbiamo tremato insieme ad Abramo che levava il suo coltello su Isacco. Odio pensare che tra vent’anni anche gli scrittori del Sud potrebbero scrivere di uomini in completo di flanella grigio e aver perso la capacità di vedere che quei signori sono ancora più anormali di quelli da noi descritti ora. E della nonna di Sam Jones. Con tanto affetto Flannery O’Connor
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