
Il grande PPP è passato perchè oggi siamo in un’età post-pasoliniana
La storia di Silvio Pellico è stata raccontata a generazioni di scolari italiani come fulgido esempio di patriottismo. Ma è stata raccontata monca. Non ci hanno detto che Pellico, dopo essere stato in gioventù materialista e anticlericale, era diventato un cristiano convinto, a tal punto che il cappellano dello Spielberg «dovette riconoscere che il carbonarismo suo e di Maroncelli non conteneva nulla di contrario al cristianesimo e li ammise tutti al banchetto eucaristico». Non si è detto che il titolo del suo giornale – Il conciliatore – si riferiva alla conci-liazione fra liberalismo e cristianesimo. «L’approfondimento della sua figura – commenta Aldo A. Mola, da tempo dedito a liberare la sua vicenda dalle incrostazioni laiciste – consente di comprendere l’identità del protorisorgimento. Piaccia o meno, esso fu cattolico: nacque da un cristianesimo conciliato con i lumi, che non aveva nessun bisogno di andare a lezioni di patriottismo né da Mazzini né da altri rivoluzionari». Un cristianesimo che insegnava ad amare tanto la propria patria quanto quelle altrui, in un’Europa che solo nel ritorno alle radici cristiane avrebbe trovato pace e prosperità. Riproporre oggi il vero volto dell’autore de Le mie prigioni è tutt’altro che una curiosità erudita.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!