
Il leader è più leader se è un timidone
Pensate che i veri leader siano estroversi e sicuri di sé? Ricredetevi: secondo il Time (subito rilanciato dal Corriere della Sera) è iniziata l’era dei timidi. «La timidezza reca formidabili benefici sul lavoro, nelle relazioni e alla società in generale». L’esempio perfetto? Il timido Obama, ovvio, che dopo i Sexgate, le guerre e le recessioni causate dalla «temerarietà al limite dell’arroganza» di Clinton e Bush, ha ristabilito la civiltà con la sua «innata indole di padre di famiglia riservato, allergico alle feste della capitale».
DOTI Nell’era della sobrietà e del rigore, mentre tra ai vertici del mondo la competenza si coniuga con l’equità e il grigio banca s’intona al marròn mocassino, poteva non rifulgere la vera dote del vero leader? Ah, la timidezza! Quella pudica ritrosia che ci spinge, riluttanti, a candidarci alla Casa Bianca… Torna in mente una gloriosa intervista di Edwige Fenech: «Sono afflitta da una timidezza che rasenta quasi la psicosi», disse l’attrice alla cronista. E pace: vuol dire che per vedere Obama nudo toccherà spiarlo dal buco della serratura.
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