Il #MeToo sta creando ostilità verso le vittime di molestie, dice l’Economist

Di Redazione
29 Ottobre 2018
Un sondaggio commissionato dal settimanale britannico rivela: a un anno dall'inizio del movimento, sempre più persone (soprattutto donne) ne pensano male

Sondaggio di opinione dell'Economist su movimento #MeToo

Quasi nessuno sembra essersi accorto che nei giorni scorsi l’autorevole e correttissimo The Economist ha sganciato una piccola bombetta atomica sul #MeToo, il movimento anti-molestie che festeggia proprio adesso il suo primo compleanno provando a contare le innumerevoli teste che ha fatto rotolare, da Harvey Weinstein in poi. A giugno il Time registrava già 414 cattivoni di grosso calibro decapitati, tra boss e manager vari. Ma se nel frattempo nemmeno un insospettabile “femminista” come il premier canadese Justin Trudeau è riuscito a rimanere immune da accuse di palpeggiamenti avvenuti un paio di decine di anni fa, ci si può solo immaginare cosa stia succedendo ai comuni mortali in America (dove il movimento ha dato il meglio, o il peggio, di sé) ma non solo. Google ha appena reso noto di aver licenziato in questi mesi, più o meno alla chetichella, almeno 48 persone perché accusate di molestie sull’onda del #MeToo.

Non è questa l’occasione giusta per soffermarsi sulla credibilità o meno delle singole denunce, che non si sa nemmeno quante siano a questo punto, ma è evidente che le dimensioni della cosa cominciano a somigliare più a una specie di repulisti che a un’operazione di giustizia sociale. Probabilmente ad acuire questa sensazione ha contribuito non poco la sfacciata campagna politico-ideologica montata sul presunto (molto presunto) e antico (molto antico) tentativo di violenza sessuale imputato al giudice della Corte suprema di nomina trumpiana Brett Kavanaugh. Chissà.

I RISULTATI

Comunque l’Economist si è limitato a sondare l’opinione maturata sul movimento #MeToo da 1.500 americani a fine settembre, confrontando i risultati con quelli di una analoga rilevazione fatta a novembre dell’anno scorso, quando il #MeToo era appena agli esordi. I risultati del sondaggio sono riassunti in questo articolo pubblicato il 15 ottobre nel sito del settimanale. La sostanza è quella che segue, e non ha bisogno di commenti:

«La percentuale di adulti americani che rispondono che gli uomini che hanno molestato sessualmente delle donne sul lavoro 20 anni fa non dovrebbero perdere il posto è salita dal 28 al 36 per cento. Quelli che pensano che le donne che protestano per le molestie sessuali causino più problemi di quelli che risolvano sono aumentati dal 29 al 31 per cento. E il 18 per cento degli americani adesso pensa che le false accuse di aggressioni sessuali siano un problema più grosso delle molestie che restano taciute o impunite, contro il 13 per cento di novembre dell’anno scorso».

AMARE CONSIDERAZIONI

Significativa anche la considerazione successiva:

«Sorprendentemente, questi cambiamenti di opinione a sfavore delle vittime sono stati più forti tra le donne che tra gli uomini».

E comunque la si pensi sul #MeToo, che il movimento sia stato più divisivo che utile lo dimostra l’ultima osservazione dell’Economist:

«Su tutti e tre i quesiti, il gap tra gli elettori di Trump e gli elettori della Clinton supera di almeno sei volte quello tra i sessi».

Foto #MeToo in Francia: Ansa

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