Il mistero dell’Anticristo

Di Giuseppe Reguzzoni
13 Ottobre 2017
Il saggio di Werner Raffalt è una miniera di intuizioni, in un grandioso mosaico storico e letterario che si spalanca a pressanti domande sul nostro presente

anticristo

L’Anticristo. Evoca cose ultime e, per questo, suona come un termine di altri tempi. Eppure, l’Anticristo è una figura chiave del Nuovo Testamento e, dunque, del fondamento stesso della fede, con una potenza evocativa che va ben oltre i margini più ristretti della teologia e, come Nietzsche insegna, invade e permea quelli del pensiero. I termini che evocano sono sempre quelli arcaici e, del resto, anche per questo per due millenni la lingua del rito non ha mai coinciso con quella della quotidianità. È sempre Nietzsche, a sua volta autore di un celeberrimo Der Antichrist, a ricordarcelo con il linguaggio magistralmente poetico ed evocativo del suo Zarathustra.
L’Anticristo ha a che fare col mistero del male e la sua presenza in questo eone mortale. È appena il caso di ricordare che, con sorpresa di un certo pensiero cattolicizzante, forse sin troppo clericale, e con scandalo di un diffuso buonismo, certo sin troppo banale, dell’Anticristo parla solennemente e in maniera esplicita, non un testo preconciliare, ma il Catechismo della Chiesa Cattolica, fortemente voluto da papa Giovanni Paolo II.

«Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne».

L’Anticristo, è bene precisarlo, non è una cosa da preti e nemmeno da specialisti di escatologia medievale, ma è il mistero stesso della storia e della realtà, o, meglio, è il mistero dell’iniquità che cammina dentro la storia e di cui le cronache ci riempiono gli occhi e le orecchie. Sarà anche per questo che l’ultimo autore italiano a occuparsene è stato il laico Cacciari, con il suo saggio adelphiano sul Kathekon.

È perché il mistero del male è più che mai tragicamente vivo, che si torna a parlarne, in tempi, che Bönhoeffer, il pastore evangelico impiccato dai nazisti poco prima della fine della guerra, definirebbe, con magistrale efficacia, «un’epoca di stupidità», di distrazione verso il nulla. Il che ci mette al riparo da certi ironici e clericalissimi sorrisini.

Molto a proposito, quindi, l’Editore XY.IT, nella sua collana Antaios, pubblica in traduzione italiana il bel saggio L’Anticristo – Der Antichrist di Werner Raffalt, musicologo, giornalista e organista tedesco, a lungo direttore della Biblioteca Germanica di Roma, al quale dobbiamo libri istruttivi e contemplativi, recanti titoli emblematici, da grande amante della cultura italiana, come Fantasia romana e Sinfonia vaticana.

Il fatto che Raffalt non sia stato teologo, ma musicologo e storico dell’arte, ha certamente giovato a rendere le sue pagine un capolavoro di godimento letterario, ma, soprattutto, una miniera di intuizioni, in un grandioso mosaico storico e letterario che si spalanca a pressanti domande sul nostro presente. Il testo risale agli anni della Rivoluzione Culturale del Sessantotto, che sconvolse la vita e la cultura di tutto l’Occidente.
Sono, quindi, ormai passati cinquant’anni dalla sua prima edizione tedesca e proprio gli sviluppi, ecclesiali e culturali di questo lungo periodo, dimostrano quanto vere fossero le tesi ivi contenute. Non si tratta, infatti, solo di una pregevole sintesi storico-culturale della figura biblica dell’Anticristo, ma di una riflessione sulla presunta autonomia dell’uomo occidentale e sulla falsità su cui si fonda. L’Anticristo, infatti, è figlio della menzogna e la menzogna, per parafrasare Chesterton, è fatta di grandi astrazioni, verità parziali e impazzite, attraverso cui si perpetra il grande inganno, come l’idea di «pace mondiale» o di «unità religiosa».

La Postfazione del curatore, Andrea Sandri, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, illustra con gradevole erudizione quanto Raffalt, a sua volta, debba a chi prima di lui, ha toccato questo tema: anzitutto il cardinale John Henry Newman e, poi, il teologo ortodosso Vladimir Solovëv e l’anglicano convertito Hugh Benson, con il suo splendido Lord of the World, per arrivare ai capolavori letterari di Flannery O’ Connor e Selma Lagerlöf, avendo sempre presente la voce, folle e profetica, dell’omonima opera di Friedrich Nietzsche.
Mentre Newmann si sofferma sul principio di tutto, su come il Nemico di Cristo si levi dall’apostasia, dall’allontanamento di cui parla 2 Tess 2,3 («Prima deve avvenire il grande allontanamento, e l’uomo della perdizione dovrà manifestarsi»), Raffalt, dopo aver presentato questa figura nella Bibbia, nell’arte e nella letteratura, illustra come l’Anticristo prenda possesso del Cristianesimo: come una sorta di cavallo di Troia nella Città di Dio – verrebbe da dire, citando Dietrich von Hildebrand.
Il volumetto di Raffalt deve essere letto, dall’inizio alla fine, con pazienza più che ripagata, per cercare di comprendere che cosa sia e quali siano i segni di questa Chiesa senza Cristo. E qui, come ci ricorda il Curatore, Raffalt non è solo il raffinato esteta, che rimpiange la “bellezza” che vede svanire nel grigiore sciatto delle liturgie postconciliari, ma è il pensatore che coglie la rottura, che vede «recidere le radici», il «legame con la storia», «predicare il progresso in terra invece che la consolazione dell’aldilà». Più che giustificata è, allora, la domanda: «E, tuttavia, la bellezza è in quanto tale una categoria storica o persino politica?». Per Raffalt il problema non è il cambiamento in sé, ma la rottura di un legame e la conseguente riduzione della Chiesa allo spirito del tempo. A noi, al nostro desiderio di rimanere vivi e vigili, il compito di approfondire che cosa questo significhi dentro i nostri giorni.

Reinhard Raffalt, L’Anticristo – Der Antichrist, traduzione e postfazione di Andrea Sandri, XY.IT Editore (Antaios), 112 p., Euro 13

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.