
IL NEO-STATO NAZIONALE UE
L’uso di alzare cartelli in aule parlamentari è considerato una manifestazione estrema di opinione da parte di deputati, non un insulto all’oratore che parla. Troppe volte questo è accaduto perché l’atto dei parlamentari leghisti a Strasburgo possa essere considerato un attacco al capo dello Stato. Questi, civilmente, l’ha interpretato come un atto di dissenso parlamentare in forma particolare, ma non abnorme. Da qui a chiedere le dimissioni dei ministri della Lega per insulto personale al presidente della Repubblica, come ha fatto Romano Prodi, ci corre molto.
Anche il dissenso è una forma di presenza perché fino ad ora l’Unione Europea era entrata nell’opinione pubblica sotto il segno della banalità, come qualcosa che andava da sé ed esprimeva buoni sentimenti. L’Europa ha cominciato ad essere oggetto di discussione, e per questo, anche di ripulsa. Non è un caso che ciò sia avvenuto quando le istituzioni europee hanno elaborato ciò che era stato sinora proprio dello Stato: una dichiarazione dei diritti e una Costituzione. Nella storia degli Stati, democrazia, nazione, libertà, Costituzione e rivoluzione hanno indicato il pathos con cui erano avvenuti questi processi, in cui si era passati dalla Cristianità all’Europa, dal principio di autorità al principio di libertà. Tutte le passioni politiche sono legate al sorgere dello Stato nazione.
Il fatto che il medesimo processo facesse assumere alla Unione Europea la figura dello Stato, omogeneamente alla genesi degli Stati nazionali, è stato sentito come una soppressione di quel processo di formazione complessa dello Stato nazionale che è la storia europea. L’Unione Europea era stata pensata all’origine come una formazione eterogenea, in cui la dimensione internazionale originaria conferiva in alcuni campi poteri sovranazionali. Dal momento in cui l’Unione diventa uno Stato, è apparso che tutti i concetti di libertà, di democrazia, di identità venissero trasferiti dagli Stati all’Unione. L’Unione invece appariva come un “antico regime” di funzionari, la cui volontà si imponeva ai portatori originari della democrazia, cioè gli Stati, e diveniva una cappa di piombo burocratica sulle spalle dei cittadini. L’imposizione della moneta comune, che aboliva le monete antiche nazionali, tutte profondamente legate al processo di unità nazionale, ha fatto sentire l’Europa come una volontà estranea imposta ai popoli come era stata imposta la moneta. I popoli non votano l’Europa: questa è una novità, esprime una drammatica realtà.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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