Il nostro Mondiale “aglie e fravaglie”

Di Fred Perri
20 Giugno 2002
“Mi son ridotto a praticare riti scaramantici”

Compagni e amici, vi scrivo alla vigilia della partita dell’Italia. Qui ci può salvare solo la scaramanzia, per cui, domani, siccome mi devo dirigere in una simpatica città giapponese famosa per la lingua al forno per la sessione pomeridiana, avevo pensato di fermarmi a dormire lassù per vedere il match degli azzurri. Poi ho riflettuto e mi sono ricordato che l’unica partita che non ho visto perché stavo su uno di questi treni superveloci, l’Italia l’ha vinta. Ho deciso di viaggiare nell’ora della gara con la Corea. Compagni e amici, siamo ridotti a questo, al fondo del barile, alla superstizione. Non so come andrà a finire, perché quando leggerete queste righe, la nazionale di “acqua santa” Trap saprà già il suo destino. Ma se la sfanghiamo e approdiamo nei quarti con la Spagna, vi invito, per il futuro, a intonare il nostro nuovo inno nazionale che io, in questa notte giapponese, canto in solitudine nella mia stanzetta di Tokio: «aglie e fravaglie, fattura ca non guaglie, corna e bicorna, cap’alice capa d’aglie».

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