
«Il Pd ha ignorato i bisogni degli italiani. La debacle non è colpa del populismo»

«È buio pesto per un centrosinistra che non ha mai superato il trauma del 4 marzo e che è palesemente incapace di fronteggiare gli eventi», ha scritto Stefano Folli su Repubblica commentando la caduta delle roccaforti della Toscana rossa espugnata dal centrodestra trainato dalla Lega di Salvini. «È un fallimento conclamato a cui il gruppo dirigente per ora non sa reagire. La perdita delle città storiche è persino più grave della disfatta di marzo. Più grave perché intacca il rapporto antico con il territorio, anzi dimostra che una certa relazione sociale e culturale prima ancora che politica non esiste più».
«NESSUNA CAPACITÀ DI ANALISI». Pisa, Massa, Siena: indubbiamente alla vittoria del centrodestra ha concorso in parte un’alternanza fisiologica del ciclo elettorale, in parte il declino di una sinistra sofferente in tutta Europa, tuttavia, spiega Folli a tempi.it, «la crisi della sinistra sta assumendo in Italia forme particolarmente virulente ed è gravissimo che manchi una capacità di analisi, una riflessione sulle cause e gli errori commessi dal centrosinistra e dal gruppo dirigente del Partito democratico». Siamo dunque a un punto di non ritorno? Se le democrazie liberali sono in crisi, puntare il dito contro la deriva populista impedisce di scorgere la luna, farsi le domande giuste?
IL BUIO A SINISTRA. Lega e Cinquestelle non vengono da Marte né si qualificano come i nuovi invasori Hyksos. Se esiste un elemento di verità nella denuncia del populismo da parte dei progressisti – sempre più identificabili con il politicamente corretto, con la difesa di diritti di minoranze presuntivamente vessate –, «questo elemento però è del tutto insoddisfacente a spiegare il buio a sinistra: bastasse questo bisognerebbe comunque capire cosa e dove hanno sbagliato le forze travolte in Toscana e prima, quando l’Italia, una volta il più europeista dei paesi del continente, ha consegnato una maggioranza schiacciante ai sovranisti euroscettici. Non è stato l’avvento dei populisti la causa prima del fallimento, ma l’incapacità della sinistra di ricostruirsi dopo il 4 marzo, l’incapacità di elaborare nuove idee e di comunicarle in modo efficace all’opinione pubblica». Troppe persone, troppe fasce sociali, troppe categorie, secondo Folli, si sono sentite messe da parte in questi anni, non comprese nelle loro esigenze, sociali ed economiche, «nella crisi del rapporto tra globalizzazione e politica il populismo c’entra fino a un certo punto».
GLI ERRORI DEL PD. Che esista una deriva populista, «figlia del venir meno di antiche certezze e di un antico ottimismo sulla caratteristica intimamente progressista della globalizzazione, questo è vero». Ma limitarsi a scagliarsi contro i populisti è un grave errore, «direi anzi che è il principale errore: la sinistra sembra non capire quali siano le ragioni di fondo che hanno portato in America alla vittoria di Trump, in Inghilterra alla vittoria della Brexit e adesso in Italia a questo risultato che è un “unicum” in Europa. La globalizzazione non è un fiume che scorre gloriosamente verso la foce, è un processo anche doloroso, che lascia fuori molti, molti che rimangono uniti dai processi economici in corso». In altre parole per Folli c’è qualche cosa di profondo che interpella il nostro sistema economico e soprattutto come è stato gestito in questi anni in termini politici: «Con questo non voglio minimamente giustificare i toni e le scelte politiche di chi governa adesso, ma per poter restituire alla democrazia un equilibrio sono convinto che debba partire da qui un’analisi accurata degli errori commessi dal centrosinistra e, se vogliamo, anche dal centrodestra tradizionale».
L’ANNO PERSO SUL REFERENDUM. Se ci troviamo oggi a discutere del linguaggio e delle politiche di Salvini, molto dipende dal fatto che «i bisogni degli italiani sono stati sottovalutati o ignorati dalle forze che hanno preceduto il governo giallo-verde. Senza il minimo dubbio aver fatto perdere al paese più di un anno sul referendum su una riforma costituzionale molto discutibile è stato un gravissimo errore. Insieme a quello di non aver compreso fino in fondo che il paese aveva il problema del lavoro come assoluta priorità: sono state date risposte insoddisfacenti, sicuramente non adeguate al profondo malessere dovuto alla disoccupazione, soprattutto giovanile, e a una crisi economica che è durata in Italia molto più tempo che altrove, lasciandoci danni economici e sociali molto più gravi». E una crisi della sinistra che il voto ai ballottaggi del 24 giugno ha dimostrato in tutta la sua vastità.
Foto Ansa
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