
Il Pdl ai materassi. Ma a chi conviene la rottura? (a parte alla sinistra, ovviamente)
Siamo al «suicidio perfetto» come titola oggi in prima pagina il Foglio? Di certo nel Pdl volano gli stracci in vista del 16 novembre, giorno in cui si riunirà il Consiglio nazionale per certificare il ritorno a Forza Italia, l’azzeramento delle cariche e – chissà – la scissione tra falchi e colombe. Tutto ruota intorno a due macro questioni: il sostegno alla legge di Stabilità e la decadenza di Silvio Berlusconi. La conseguenza è la risposta che si dà alla domanda se mantenere o meno in vita l’esecutivo Letta. Per gli uni (i filogovernativi) è meglio, altrimenti il paese sbanda e il centrodestra verrebbe punito alle urne. Per gli altri (i cosiddetti “lealisti”) è peggio perché non si può stare seduti accanto a chi ha pugnalato il leader carismatico Berlusconi.
Così, tra accesi dibattiti su chi abbia raccolto più firme a favore della propria posizione e su chi stia facendo “il meglio” per il paese, si va alla conta e (forse forse) verso una scissione che non conviene a nessuno.
LUPI: NON SIAMO TRADITORI. Intanto, oggi, sul Corriere della Sera, il ministro dei Trasporti Maurizo Lupi interviene per dire che «noi lavoreremo fino all’ultimo minuto per l’unità del partito. Ma qui c’è invece chi ogni ora, ogni minuto e ogni secondo vuole e persegue la rottura usando contro di noi slogan durissimi, parole forti, attacchi violenti il cui unico risultato è quello di indebolire il partito e il suo leader, Silvio Berlusconi». Lupi spera non si vada verso la rottura («l’obiettivo è costruire un grande partito che, guidato da Berlusconi, possa dare un contributo per portare il Paese fuori da questa crisi») e respinge l’accusa di essere un “traditore”: «Ci dicono che siamo vili, disertori, ingrati. Io vorrei che si leggesse con attenzione il documento che abbiamo preparato e ci si dicesse dove contrasta con Silvio Berlusconi, con la filosofia, i valori e gli ideali di Forza Italia. Piuttosto, questi che si sentono più lealisti del re dovrebbero rendersi conto che stanno danneggiando il partito e il suo leader, indebolendo pesantemente l’immagine dell’uno e dell’altro e minando l’azione del governo». Il 16 novembre preoccupa Lupi perché «la sensazione è che lo si voglia trasformare in una prova muscolare, nella conta di chi è leale e chi no. Abbiamo bisogno di un momento di confronto, non di scontro».
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4 commenti
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Oggi sul corriere della Sera c’è un bel retroscena che spiega l’intenzione di SIlvio. E’ quella di rinnovare totalmente il partito, nella nuova Forza Italia, inserendo volti nuovi e azzerare tutto. Per questo motivo non può esserci più spazio per Lupi, Formigoni, Cicchitto, Giovanardi, per Alfano e per tutta quella classe dirigente che è lì grazie a Berlusconi (e solo grazie a lui) e intende oggi fargli le scarpe. Il partito va rinnovato e messo nelle mani di Marina Berlusconi. Io salverei soltanto Eugenia Roccella, anche se non comprendo come abbia potuto schierarsi con i congiurati. Proprio lei…
Ah finalmente un bel partito di moderati governato dalla grande politica Marina Berlusconi, con al suo fianco Verdini, Brunetta, Santanchè. Come resistere e non votarlo?
Marta, quello che scrivi è allucinante, è come se una persona che viene scelta da un Capo dovesse per tutta la vita essere privata della propria libertà per un debito di riconoscenza nei suoi confronti: questa si chiama schiavitù. Il rinnovamento di un partito deve partire dal basso, dagli ideali delle persone e dalla loro capacità di mettersi in gioco, non da un anziano despota che, non avendo ormai più nessuna leadership, ma solo il cinico e lugubre potere di far fuori chi la pensa diversamente da lui, cerca di resistere lasciando Forza Italia in eredità alla figlia, la quale – da persona intelligente – sta tentando in tutti modi possibili e immaginabili di evitarlo. A me sembra che – a prescindere da qualunque voto – la decadenza sia già palese, altro che rinnovamento…
La scissione conviene solo se il documento degli innovatori viene rifiutato, ma mi chiedo una cosa: tutti stanno facendo pateticamente a gara per chi lecca più intensamente il deretano del Capo, ma perché il Capo tace? Così come non si può ritenere un valore la stabilità di un governo a prescindere, non si può neanche considerare l’unità di un partito un valore a prescindere.