
Il perdonismo di un dio minore
Il buonismo e il perdonismo sono l’ultima forma della perdita dell’idea di Dio nella cultura cristiana, in genere occidentale. Nietzsche ha visto più in là di Marx. La società occidentale postsovietica ha meno il senso di Dio di quella sovietica. Il Dio cristiano era per i sovietici il Dio della Tradizione, il Nemico, il Padrone. Conservato nella sua figura di onnipotente nemico, doveva essere scoronato. Non esisteva ma, appunto per questo, andava combattuto come se esistesse. La società sovietica conservava infatti lo spazio del dissenso religioso: il Nemico del tuo Nemico è tuo Amico. Il Dio del cristianesimo postsovietico è quello morto di compassione di Nietszche. E il filosofo disse: il protestantesimo liberale si è liberato dell’Onnipotente. Oggi lo fa anche il cattolicesimo progressista, come tutta la postmodernità. Il perdonismo è la forma segreta di questo ateismo di un dio minore. Quando un uomo uccide, società e Chiesa seppelliscono il morto ma si occupano solo del vivo. Lo consolano, cercano attenuanti, ne piangono la carcerazione volendola educativa. Il morto giace e l’assassino si dà pace. In questa società radicale, sono innocenti i ladri e colpevoli le guardie. Questo perché esiste il reato, ma è stato abolito il peccato. Se esistesse, esisterebbe il diritto a punire: a chiedere la punizione è Dio stesso, la cui legge è stata violata. Se l’omicidio è un peccato, Dio è la vittima. Ed il colpevole deve essere punito. Prima con la morte e poi con la pena sostitutiva, ma infine il portatore del diritto di pena è Dio stesso. L’ucciso è un’anima immortale e vivente, che ha diritto alla giustizia come i suoi famigliari, perché il singolo è una comunità. Dio, la vittima, la famiglia sono i primi assoluti titolari del diritto di pena. Non lo Stato. Se invece l’omicidio è reato giuridico ed evento sociale, allora prevale la condizione dell’assassino vivente. Socialmente e giuridicamente, l’assassino può avere avuto infinite giustificazioni per uccidere. A che serve punirlo? Se cade l’idea di peccato come evento religioso e sociale ad un tempo, cadono il sistema penale afflittivo e il diritto del carcere. L’assassino va solo curato, reinserito, amato. Vecchio Satana, come ti nascondi bene nell’Anticristo ecumenico e conciliante alla Solovev… Cancellare la colpa, annullare il peccato, reintegrare l’assassino: ecco la società radicale dei diritti senza doveri. Le famiglie delle vittime chiedono invece che siano trattati per quello che sono: assassini. Ecco l’ateismo dei giorni dell’Anticristo. E questi sono pensieri cristiano-progressisti. Viva la Simeoni, viva la legge Gozzini, sostituiamo il carcere con le comunità terapeutiche: non può forse la droga avere una funzione sociale meno psicologicamente costosa della colpa e del peccato? Sostituite il “buon Gesù” dell’adultera a Nostro Signore Gesù Cristo e avrete l’ateismo postmoderno, di fattura ecclesiastica. Non fate chiese né galere: solo preti terapeutici e comunità.
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