
il problema politico n°1 dell’Occidente è l’educazione
Poco più di due settimane fa, a New York c’è stata la più grande delle “sfilate etniche”. Si tratta della Puerto Rican Day Parade che si svolge sulla Quinta Strada e termina a Central Park. Erano presenti più di un milione di spettatori, la maggior parte portoricani e altri ispanici. Due ore dopo la conclusione della sfilata, molti ragazzi erano ancora al Central Park a giocare, comprare cibo dai venditori ambulanti e bere bibite. Siccome era una giornata molto calda, molti di loro giocavano a spruzzarsi l’un l’altro con pistole ad acqua. Improvvisamente un gruppo di giovani ha cominciato a bagnare le passanti, alcune reduci dalla sfilata, altre no, incluso un gruppo di turiste. Nessuno sa ancora spiegarsi come è accaduto, ma ad un certo punto una decina di donne sono state prese di mira da un gruppetto di questi ragazzi urlanti che le hanno bagnate con le pistole ad acqua e le hanno strappato di dosso i vestiti (o almeno hanno cercato di farlo), con gesti che mimavano rapporti sessuali, gridando frasi oscene e in alcuni casi afferrando e anche derubando le donne. La città è rimasta scioccata. Si pensava che a New York non si corressero più certi pericoli dopo l’amministrazione Giuliani.
Come si può interpretare quello che è successo? All’inizio nessuno ha detto pubblicamente quello che molti pensavano e che è stato infine confermato dai filmati: la maggior parte degli assalitori erano ispanici, per lo più portoricani e dominicani. Gli altri sembravano essere afro-americani. Si è trattato di un incidente con motivazioni razziali? Naturalmente i leader portoricani e ispanici hanno denunciato con durezza gli autori di questi crimini e hanno insistito nel sottolineare che comportamenti come questi non appartengono alla comunità ispanica. Un comportamento simile in effetti è quasi inconcepibile per una cultura spesso accusata di “machismo”, che isola le donne e le mette quasi su un piedistallo. Il problema riguarda l’educazione, cioè come trasmettere valori culturali alla gioventù ispanica, gettata nella lotta per la sopravvivenza economica che distrugge le famiglie, specialmente quelle delle minoranze povere.
La distruzione della famiglia e specialmente la crisi fra gli adulti neri è stato per anni uno dei principali problemi nell’agenda dei leader afro-americani. A differenza di quanto è accaduto in America Latina, la distruzione delle famiglie degli schiavi è una caratteristica della schiavitù negli Stati Uniti. Non avendo altre risorse né altre esperienze culturali, gli afro-americani hanno cercato e ancora oggi chiedono giustizia dallo Stato, in particolare dal Governo Federale che è intervenuto nell’educazione soprattutto in difesa dei diritti dei neri, con modalità che fino ad allora gli americani avevano evitato. I leader ispanici, seguendo questo esempio, hanno adottato la stessa politica. Ma dovrebbero studiarla meglio.
Articolo dopo articolo, la stampa ripete che il voto ispanico potrebbe essere l’elemento decisivo alle prossime elezioni, specialmente visto che molti ispanici sono cattolici. E uno si chiede perché i leader politici ispanici, che spesso sottolineano la necessità per il sistema educativo di rispettare e proteggere i propri valori culturali, non chiedano al governo quella fondamentale assistenza di cui hanno bisogno le famiglie per trasmettere questi valori ai figli, la libertà economica per scegliere le proprie scuole.
Lentamente, sempre più afro-americani stanno chiedendo il riconoscimento di questo diritto. Il coinvolgimento dei leader ispanici in questa battaglia aumenterebbe molto la possibilità che anche i poveri del paese possano godere di quella libertà di educazione che i membri privilegiati della società danno per scontata.
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