Il progetto c’è. Anzi no

Alta Velocità sì, Alta Velocità no, bisogna decidere. Velocemente. Facendo entro un mese tutto quello che non si è fatto in circa 20 anni di vertici, tavoli, programmi, facendoci promuovere all’esame del 20 giugno innanzi una commissione intergovernativa italo-francese, e accordando chi propone, rettifica, manifesta e chi spera di uscirne senza ossa rotte. L’ennesima riunione politico-istituzionale sulla saga AV si è svolta a Palazzo Chigi il 13 giugno, lasciando intendere che la Tav Torino-Lione si farà, che entro il 23 luglio verrà presentato a Bruxelles uno schema di progetto di tracciato e che il fattore determinante per portare a casa qualche risultato è il fattore Virano. Mario Virano, «il solo in grado di dialogare con tutti», afferma Affari Italiani, presidente dell’Osservatorio Val di Susa e commissario straordinario della cosiddetta “quinta soluzione”, l’ipotesi di tragitto che sembra superare le quattro precedentemente esaminate (opzione zero, potenziamento linea storica, progetto originario Ltf, progetto “sponda destra” in val Sangone) e che dovrebbe non farci perdere il finanziamento da un miliardo di euro dell’ultimo bando al momento previsto dalla Ue sul tema. L’ipotesi, già anticipata dal Sole 24 ore, vede l’uscita del tunnel base a Chiomonte, poco sopra Susa e non più a Venaus: «Dopo un breve viadotto, la ferrovia si immetterà in galleria fino al Comune di Sant’Antonino. Qui uscirà in superficie per raggiungere Avigliana evitando il monte Musinè e l’amianto. Un nuovo tunnel attraverserà poi la collina morenica da Buttigliera Alta per raggiungere l’interporto di Orbassano e quindi Torino per corso Marche. La linea storica tra Susa ed Avigliana verrà completamente interrata». Notizie che cozzano con un pur soddisfatto per la fine di una politica di governo «autoreferenziale» Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa, che su Aprileonline chiarisce che non esiste nessun progetto e «che non ci sarà nemmeno per il 23 luglio», «bisogna ricominciare da capo mettendoci tutti attorno al tavolo della discussione». Lo spettro di una vicenda analoga al Ponte sullo Stretto avanza.

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