IL SACRIFICIO DELL’EROE CALIPARI

La regia di Gianni Letta ha permesso di chiudere in chiave di unità nazionale il dramma aperto dalla morte di Nicola Calipari per mano di soldati americani. L’opposizione non poteva seguire la linea impressa dal Manifesto che puntava a trasformare il fatto in un incidente politico con gli Stati Uniti. Anche Bertinotti ha evitato la drammatizzazione della morte di Calipari per assecondare le spinte antiamericane. E così è accaduto che la discussione sulla dichiarazione di Berlusconi al Senato si chiudesse con un quasi unanime applauso. Tale soluzione conveniva ad entrambe le parti: l’opposizione non era chiusa in una linea di contrasto in politica estera, il governo beneficiava del consenso di forze politiche che hanno fatto della sua delegittimazione il contenuto della loro azione.
Resta il fatto grave in sé della mancanza di coordinamento tra gli italiani e gli americani all’aeroporto di Baghdad. La commissione mista italoamericana è una soluzione diplomatica di grande rilievo che mostra il livello di amicizia raggiunto fra Usa e Italia. La presenza del corpo di spedizione italiano in Irak ha determinato un nuovo rapporto di cui la commissione mista è un significativo passo verso quella verità condivisa di cui ha parlato il presidente del Consiglio. Questo clima di disgelo non avrà probabilmente conseguenze sul voto della sinistra sul rifinanziamento della missione italiana in Irak che è in programma alla Camera dei deputati. Ma è pensabile che la sinistra possa seguire una linea diversa dalla pura negazione della missione, magari cercando un qualche riferimento all’Onu? Per quanto improbabile, questa non è un’ipotesi impossibile.
Su tutto risplende la luce del sacrificio di Nicola Calipari, che ha dato la sua vita per il puro servizio alla Repubblica, salvando con la barriera del suo corpo Giuliana Sgrena. è stato il presidente americano a definirlo un eroe nella lettera personale inviata a Ciampi. Vi era in quel gesto una tale qualità, un tale trascendimento delle opposizioni politiche da creare un sentimento nuovo, tale da rendere più accettabile, anche per chi non lo ha mai accettato, la presenza italiana in Irak. è apparso in quel gesto che la figura del militare, lungi dal rappresentare la violenza della guerra, rappresenta la forza della difesa e della pace e della vita. Non è un messaggio che si possa esprimere in parole quello della vita sacrificata per difenderne un’altra di cui non condivideva le parole. è una emozione che ha operato aldilà di ogni significato espresso. A Gianni Letta va il merito di aver saputo trasformare tale emozione in un momento di unità nazionale proprio sulla guerra irachena su cui le parti politiche sono divise. Egli è così diventato una figura politica in proprio, una riserva di credibilità per tutto il paese.

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