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«Non siamo noi l’ostacolo alla pace». Il senso degli insediamenti per gli israeliani

Di Giancarlo Giojelli
21 Aprile 2024
Reportage da Maale Adumin, una delle "colonie" più grandi nei Territori palestinesi, tra start up avveniristiche e una quotidiana guerra a bassa intensità. «Abbiamo paura, ma non ce ne andremo»
Maale Adumin insediamenti
Una veduta dell'insediamento israeliano di Maale Adumin nei Territori palestinesi, in una immagine del 2020 (foto Ansa)

Un cuore rosso sulla collina tra la lettera I e le iniziali M. A. I “love” Maale Adumin. «Amo Maale Adumin, il suo nome significa "alture rosse", le rocce qui sono ricche di ferro, rosse quando le colpisce il sole al tramonto», ci spiega orgoglioso Hillel, 75 anni, uno dei primi coloni a fondare questo insediamento proprio sopra Gerusalemme, nel 1975. Era un piccolo villaggio di contadini, poi i confini si sono allargati negli anni, fino a inglobare la terra sabbiosa un tempo retaggio degli accampamenti di tende costruite con le pelli dei cammelli dai beduini: dall’alto si vede la Città Santa ma anche la valle del Giordano.

Foto di Giancarlo Giojelli
Maale Adumin, che domina Gerusalemme Est dalla collina
Maale domina la strada che precipita fino al Mar Morto, 1.200 metri più in giù, 400 sotto il livello del mare. Circondato dai muri che dividono la Terra Santa, è uno degli insediamenti israeliani più grandi ...

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