IL SENSO DELLE RIFORME BERLUSCONIANE

Di Gianni Baget Bozzo
28 Ottobre 2004
La politica italiana si combatte ora tra un governo e un’opposizione.

La politica italiana si combatte ora tra un governo e un’opposizione.
Il governo svolge delle riforme che sono un messaggio ed esprimono la visione di una società fondata sulla libertà. Esse hanno un significato culturale, esprimono una concezione della vita.
La riforma fiscale, su cui Berlusconi si è così impegnato, non è soltanto una politica di bilancio, essa intende inviare ai cittadini l’idea che lo Stato crede che essi siano i migliori giudici dell’impiego del loro danaro. Fare della riduzione delle tasse un principio politico è un messaggio rivolto alle persone e mostra un atteggiamento di fiducia verso di esse.
Il principio può anche contare sul soccorso della realtà: la concezione dello Stato sociale come il soggetto che istituisce l’ordine morale della società è crollata con la globalizzazione e con il costituirsi di un mercato mondiale in cui ci si inserisce come scelta inevitabile. In tutti i paesi europei questo fatto si impone anche a coloro che hanno una concezione statalista della società. L’affidamento allo Stato della giustizia sociale è un elemento che viene meno proprio per il depotenziamento dello Stato e con la graduale costituzione di una società civile mondiale.
Tutte le componenti della cultura del centrodestra sono ormai concordi del principio della sussidiarietà, che è un linguaggio di organizzazione sociale atto a esprimere, in termini di struttura amministrativa, il principio liberale della libertà e della capacità di auto-ordinarsi nella società civile.
Anche la riforma dell’ordinamento giudiziario in corso tende al medesimo indirizzo, quello di evitare che il potere giudiziario funzioni come una corporazione invece che come una istituzione: sostituisce la meritocrazia alla mera anzianità, distingue le carriere dei giudici da quelle dei procuratori, determina un autocontrollo con regole fissate dalla legge. è difficile mandare un messaggio attraverso un’esperienza di governo ma a questo il governo Berlusconi è indirizzato. Le regole della libertà sono l’alternativa al dominio delle ideologie politiche, che sono legate all’idea che lo Stato sia il solo garante della giustizia e della società. L’opposizione risponde a questo sforzo di cambiamento che non ha sul terreno concreto alternative con la mera negazione, che mostra il prevalere della cultura antagonista all’interno della sinistra: il termine “centro” non significa più nulla quando la prassi della mediazione è sostituita dal primato della negazione. L’antagonismo è un pensiero totalizzante, tende ancora a porre l’ideologia politica al centro dello Stato, la negazione diviene il principio della condotta politica, impedendo così ogni funzione di comune responsabilità verso il bene comune.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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