
Il sesso? Una questione da Dio
In occasione della memoria liturgica facoltativa di Santa Maria Goretti il Santo Padre ha invitato i giovani alla castità. Sembrava che l’amore eroico sino al martirio della giovane ragazza marchigiana fosse dimenticato, avvolto nella cancellazione della memoria della Chiesa preconciliare. La rivoluzione libertina del ’68 ha fatto della pratica del sesso un dovere e ciò ha inciso profondamente anche nel costume dei cattolici. Eppure il sesso non è una questione di poco conto nel cristianesimo. Sin dall’inizio la verginità è stata paragonata al martirio come una testimonianza della vita divina comunicata ai cristiani che chiedeva due radicali mutamenti nel livello della pratica: il martirio e la verginità. Essi sono come una prova del fuoco del cristianesimo, della sua differenza non etica ma ontologica dei costumi del mondo. Dico “ontologica” perché la divina Grazia, come “partecipazione alla natura divina” è una realtà che riguarda l’essere prima dell’agire, sicché l’agire diviene ontologicamente diverso da ciò che è umanamente comune. Oggi sembra che il cristianesimo si riduca alla opere buone cioè sia un fatto morale: ma questa è un’ennesima riduzione kantiana alla “religione nei limiti della ragione”. è un’antica tesi del protestantesimo liberale che il cristianesimo si riduca a una morale, separata dalla religione dell’Antico Testamento: non a caso l’editrice “Queriniana”, molto liberal, ha ristampato la traduzione italiana de L’essenza del cristianesimo di Von Harnack. Eppure il sesso è diventato per tutte le Chiese un tema fondamentale. Per la Chiesa cattolica lo è in linea di principio in tutte le questioni in cui ha rilievo la legge morale. Ma non basta la morale a determinare il controllo personale del sesso: e poi dal punto di vista cristiano il sesso non è una questione morale, è una questione mistica, richiede motivazioni che riguardano non l’amore del prossimo ma l’amore di Dio. Per questo sarebbe desiderabile che il tema della verginità e della castità prendesse piede nella pastorale, una parola divenuta radicalmente ambigua e capace di sopportare ogni mistificazione, e si ponesse l’accento su questi valori della persona. Il tema tanto importante sul piano culturale della persona e della libertà ha come radice umana e storica il controllo cristiano, in nome dell’amore di Dio, dell’esercizio del sesso. Spero che la verginità martiriale di santa Maria Goretti ritorni nei discorsi papali anche oltre la data liturgica del suo dies natalis. Ma il sesso continua ad essere anche un tema di divisione delle Chiese anche quando esso parte dal disconoscimento del valore della verginità e della castità. Penso al caso della Comunione Anglicana, in cui la designazione di un vescovo a Reading, che non era omossessuale praticante ma che era stato gay e conservava rapporti affettivi con il suo partner, ha minacciato, per la prima volta nella storia, l’unità della Comunione Anglicana. Le parrocchie evangeliche d’Inghilterra, che sono le più ricche e affollate, hanno minacciato la sospensione dei contributi alla Chiesa d’Inghilterra. L’arcivescovo di Lagos ha minacciato lo scisma delle Chiese africane anglicane dalla Comunione Anglicana e quindi uno singolare scisma tra anglicanesimo occidentale e anglicanesimo africano. Nella Chiesa cattolica americana la questione dei preti pedofili ha condotto a una tensione tra clero e laicato. Cacciate dalla porta, verginità e castità ritornano dalla finestra.
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