IL SUPERBOWL RELIGIOSO NON REGGE PIU’. LA STAMPA USA è IN CRISI

Papa Benedetto XVI è scomparso dai giornali e dagli schermi televisivi americani. è come se coloro ai quali spetta decidere quali notizie debbano essere seguite e riferite siano imbarazzati dalla “eccessiva” attenzione data dai media al papato dopo la morte di Giovanni Paolo II. A meno che non leggano la stampa “cattolica”, quasi tutti gli americani non hanno la minima idea di come il nuovo Papa stia svolgendo il suo compito. I media appaiono completamente disorientati sul modo in cui presentare le notizie che riguardano la religione, malgrado le ripetute conferme sull’importanza delle convinzioni religiose nel determinare il modo in cui gli americani comprendono e giudicano le notizie su ciò che avviene nel campo politico e sociale. Ai miei amici giornalisti dico spesso che il modo in cui presentano le questioni religiose assomiglia a quello in cui mi accosto a una partita di football. Comprendo la “logica generale” del gioco, ma non sono minimamente in grado di riconoscere il significato dei singoli eventi che decidono la partita. Capisco cosa sta accadendo soltanto osservando le reazioni dei tifosi. Quando succede qualcosa a vantaggio della squadra di casa, il pubblico si scatena in grida di entusiasmo; quando avviene il contrario, il pubblico si ammutolisce. Se dovessi fare la cronaca di una partita, sarei costretto a farmi guidare completamente dalle reazioni del pubblico; non avrei la minima idea di riconoscere da solo i singoli dettagli della partita. Qualsiasi cosa che non provoca la prevedibile reazione dei tifosi rimane per me inspiegabile e, di conseguenza, lo rimarrebbe anche per coloro ai quali descriverei la partita. (Se poi la partita in questione fosse la finale del Superbowl sarebbe un disastro ancora più grande, perché non c’è una squadra che gioca in casa e quindi non potrei farmi guidare dalle reazioni dei fan).
Alcuni indizi fanno supporre che i più responsabili leader dei media stiano cominciando a rendersi conto delle loro difficoltà nel comprendere il “fattore religioso” nel comportamento umano. Il Public Broadcasting Network (Pps), che, non essendo vincolato da preoccupazioni commerciali, dovrebbe presentare le notizie in modo più profondo delle reti commerciali, sta cercando un modo per migliorare la propria presentazione della dimensione religiosa. Per discutere la situazione ha organizzato un gruppo di lavoro speciale, che si riunirà a Boston la prossima settimana. Tra i partecipanti figurano i direttori della programmazione delle più importanti stazioni appartenenti al circuito Pps, rappresentanti delle corporation che sovvenzionano la Pps, registi e produttori di nuovi programmi e documentari, e autorevoli studiosi di religioni. Beh, volete sapere a chi hanno chiesto di fare “il discorso introduttivo”? A me! Non posso lamentarmi più. Ora devo dirgli che cosa devono fare. Ve lo racconterò nella prossima rubrica.

Lorenzo Albacete

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