
Il valore “economico” nelle parabole

Benedetto XVI ha parlato delle parabole come del cuore pulsante della predicazione di Gesù. Attraverso la loro lettura possiamo imparare sempre qualcosa di vivo, perché eterno e immarcescibile: «Al di là del mutare delle civiltà, esse ci toccano ogni volta di nuovo per la loro freschezza e umanità». Oltre a sostenerci, a sostenere quel morale che, ha detto Rémi Brague nell’intervista a Tempi, latita sempre più in noi europei e occidentali, esse invitano ad autoriformarci. Ci costringono a guardarci dentro, a capire dove possiamo emendare la nostra condotta.
Cooperare e scambiare
Eppure, non ci si può limitare alla dimensione, diciamo così, etica delle parabole. A tal proposito, Padre Robert Sirico ha discusso gli insegnamenti economici che possono essere individuati in molte parabole. L’economia delle parabole (Cantagalli) è un testo bello, ma soprattutto utile.
Consente infatti di illuminare un fatto cruciale, spesso trascurato per motivi ideologici: l’economia non è una sfera abietta dell’esistenza umana, ma quella disciplina «che chiarisce le conseguenze della scarsità di risorse nel mondo materiale». In altre parole, con l’economia bisogna fare i conti, lo si voglia o no. La natura non fornisce tutto ciò di cui gli uomini hanno bisogno: questi devono far fronte alla scarsità di risorse – ma si pensi alla scarsità di tempo: non è forse questo un vincolo economico, e forse il più importante e ineludibile? – cooperando e scambiando per vivere a questo mondo.
Il valore è il legame
Apprendiamo ad esempio dalla parabola del tesoro, ma in parte anche da quella della perla, che il valore di un bene non è dato da qualche sua proprietà intrinseca. Fintanto che un bene rimane inutilizzato e non arreca beneficio per nessuno, non diviene economico. È quando e nella misura in cui esso arreca un beneficio a una miriade di persone che diviene un bene economico: il suo valore, dunque, dipende dal vantaggio che sa arrecare, il che si lega anche alla capacità della persona di scoprirlo (il ruolo dell’imprenditore).
Dalla parabola del seminatore, poi, si impara un’altra verità economica, peraltro già presente in Aristotele. Senza la proprietà privata, vige il caos. La proprietà pubblica, infatti, comporta irresponsabilità e malagestione della stessa, con conseguenti sprechi. È dalla tutela di una sana ecologia della proprietà individuale che invece tutti possono trarre giovamento. Sarà nell’interesse del proprietario avere cura di quanto possiede e farlo fruttare al meglio.
E che dire della parabola del ricco stolto? Siamo in presenza, ricorda Sirico, della parabola forse più anti-materialistica che esista. Eppure, qui il problema non è la ricchezza, quanto il fatto che il ricco fosse stolto e fosse arido spiritualmente. L’insegnamento contenuto, pertanto, riguarda il rifuggire gli idoli terreni e non peccare di superbia: la presunzione di tutto sapere e poter tutto prevedere può portare a disastri.
La casa sulla roccia
E la più nota parabola del buon samaritano? Il futuro è incerto e la sorte imprevedibile: sta dunque a noi metterci nelle condizioni di poter far fronte a problemi inaspettati. Il tema qui, come altrove, è l’importanza del risparmio e dell’uso delle proprie risorse con prudenza e lungimiranza. Non solo. Sirico nota, attualizzandolo, il problema dello Stato assistenziale. Siamo ormai assuefatti al ruolo sempre più intrusivo e deresponsabilizzante svolto dalle istituzioni pubbliche. Il buon samaritano ci mostra che la carità individuale esiste (principio di sussidiarietà): certamente, però, tutti devono mettersi prima nelle condizioni di poter vivere coi propri mezzi, anziché vivere sulle spalle degli altri.
Infine, anche se molte altre sono le parabole affrontate da padre Sirico, quella della casa costruita sulla roccia. La metafora indica chiaramente come le fondamenta di qualsiasi progetto debbano essere solide e resistenti. Ma non solo. Ci indica con nitore come per intraprendere una qualsiasi attività si debbano soppesare costi e benefici, con saggezza e senza focalizzarsi solo sull’immediato. Un insegnamento per i politici di tutte le epoche. Forse soprattutto quelli di oggi.
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