Il Vaticano, i milioni di Mussolini e il nazismo. L’Osservatore Romano smentisce il presunto scoop del Guardian

Il quotidiano della Santa Sede replica alla presunta inchiesta del giornale inglese. I documenti storici attestano «esattamente il contrario di quanto è affermato con superficiale leggerezza dal Guardian»

Polemica tra l’Osservatore Romano e il quotidiano inglese Guardian sulle presunte «attività contrarie agli Alleati da parte della Santa Sede». Il giornale della santa sede replica ad un articolo uscito sul giornale inglese che aveva pubblicato un’inchiesta sugli investimenti immobiliari fatti in Gran Bretagna dal Vaticano durante la Seconda guerra mondiale, con somme ingenti ricevute dal regime fascista in seguito ai patti lateranensi.

L’Osservatore cita una ricerca pubblicata da The Historical Journal dell’università di Cambridge, nella quale la storica Patricia M. McGoldrick della Middlesex University di Londra, dimostra, sulla base di documenti dei National Archives britannici, «esattamente il contrario di quanto è affermato con superficiale leggerezza nell’articolo pubblicato sul Guardian».

Il direttore del quotidiano vaticano, Gian Maria Vian firma un editoriale intitolato “Non si deve maltrattare la storia”, dove scrive: «Vaticano, finanze e fascismo, il tutto naturalmente condito dal segreto: ecco gli ingredienti appetitosi di un presunto scoop su The Guardian, l’autorevole quotidiano londinese dove è stato pubblicato un articolo variamente ripreso dai media, ma che non meritava davvero alcuna attenzione. Si tratta infatti di un complesso di notizie imprecise o infondate, messe assieme in modo maldestro e prevenuto per sostenere che il Vaticano avrebbe costruito un impero immobiliare internazionale grazie ai “milioni di Mussolini”, una fortuna che sarebbe stata ottenuta in cambio del riconoscimento del regime da parte della Santa Sede nel 1929 e sulla quale graverebbe una coltre di segretezza. A completamento del quadro disegnato dall’articolo, documenti britannici del tempo di guerra non specificati attesterebbero attività contrarie agli interessi degli Alleati da parte di una società controllata dal Vaticano. Basta una lettura anche sommaria dell’articolo per liquidarlo come inconsistente, ma purtroppo la sua risonanza ha danneggiato, oltre moltissimi lettori, la più elementare verità storica».

Per questo, Vian ricorda che «tra i patti del Laterano, i quali appunto nel 1929 chiusero la “questione romana”, vi era una convenzione finanziaria. E che secondo questo accordo l’Italia indennizzava definitivamente la Santa Sede con 750 milioni di lire in contanti e con un miliardo in titoli (equivalenti complessivamente a un miliardo e 200 milioni di euro circa): somma “di molto inferiore ― specificava il testo firmato dalle due parti ― a quella che a tutt’oggi lo Stato avrebbe dovuto sborsare alla Santa Sede” in esecuzione della legge italiana delle Guarentigie, che era stata approvata unilateralmente nel 1871 ma che sempre era stata respinta dalla controparte».

Scrive quindi il direttore dell’Osservatore Romano: «Non furono, dunque, gli accordi del Laterano un patto vergognoso tra Chiesa cattolica e fascismo, ma al contrario una soluzione necessaria ed equilibrata. Fu chiusa infatti, dopo oltre un sessantennio, una lacerazione dolorosa nel Paese. Tanto che a larghissima maggioranza i Patti furono inseriti nella Costituzione della Repubblica italiana nel 1947. Con valutazioni complessivamente positive da parte di storici di diverse tendenze e, in tempi diversi, da moltissime voci, tra cui quelle di esponenti politici come Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti».

Vian cita quindi a sostegno delle sue tesi «il numero di dicembre della rivista trimestrale The Historical Journal edita dall’università di Cambridge, la storica Patricia M. McGoldrick della Middlesex University di Londra pubblica un lungo e dettagliato studio sulle attività finanziarie vaticane durante la seconda guerra mondiale». Allo studio è dedicato sempre sul quotidiano un articolo di Luca M. Possati che «dimostra esattamente il contrario di quanto è affermato con superficiale leggerezza nell’articolo pubblicato su The Guardian. E cioè che, anche con legittimi investimenti in tempo di guerra compiuti soprattutto negli Stati Uniti, la Santa Sede sostenne gli Alleati contro il nazismo».

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