
Il vero cambiamento verrà dalla gratitudine (Chaplin aveva già capito tutto)

Ripensando agli ultimi mesi dell’anno scorso, quando apportavo le ultime revisioni al mio secondo libro la cui uscita per Mondadori è slittata di molti mesi per via della paralisi indotta dalla pandemia a tutto il sistema produttivo, i primi ricordi che mi tornano in mente sono quelli legati ai tanti interrogativi che all’epoca mi ponevo. Avrò acceso tutti i riflettori disponibili sul tema centrale dell’orientamento necessario per una società che vive in un’epoca di assolute accelerazioni? Avrò evidenziato con il colore più vivido la necessità di attribuire nuovi contenuti e nuove responsabilità al ruolo dell’educazione? Avrò alzato al massimo il volume del sistema d’allarme che tutti dobbiamo avere per difenderci dalle ripetute ondate di razzismo e di odio sociale verso quelle categorie che di volta in volta ci vengono presentate come “il nemico”?
Facevo bene a rivedere ogni capitolo! Alla luce dei fatti che si sono aggiunti in questi mesi, quel mio ricercare tra le righe già scritte nuovi orizzonti e nuovi spiragli per ulteriori approfondimenti e ampliamenti avevano ragion d’essere. Anche la scelta di sostituire la prefazione utilizzando al suo posto il più bel discorso all’umanità che il cinema abbia mai scritto, quello di Charlie Chaplin ne Il grande dittatore, aveva la sua ragion d’essere che oggi appare sempre più nella sua chiarezza: la pandemia che in prima battuta era stata salutata come l’occasione esterna che ci avrebbe insegnato ad affrontare quel cambiamento di paradigma, di cui disperatamente necessitiamo, da “mors tua, vita mea” a “vita tua, vita mea”, ha invece in poco tempo reso più evidenti gli strappi insiti alla nostra società.

«Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi», dice Chaplin in quel suo discorso diventato eterno, quasi presagio di questa nostra contemporaneità dove il tempo della socialità è scandito dal successo o dall’insuccesso di un post. Dove tutti possiamo raggiungere qualsiasi angolo del mondo ma quando ci andiamo non ci interessa altro che mostrarlo ai nostri follower. Dove “pensiamo molto e sentiamo poco”, e quando sentiamo, sentiamo odio, non certo bontà o gentilezza o gratitudine.
Eppure, è proprio la gratitudine la bussola su cui dovremmo contare per orientarci nella costruzione del futuro che vogliamo avere come individui e come collettività. Provare gratitudine e suscitarla negli altri dovrebbe essere la via per costruire nuovi e rivoluzionari modelli sociali, culturali e di business che rimettano l’essere umano al centro di ogni sistema. La gratitudine è l’essenza che serve a integrare i concetti e le dinamiche tipici della competizione e della cooperazione per arrivare a una nuova sinergia che sappia tenere sempre a fuoco sia l’interesse del singolo sia quello dell’insieme.
Essere sempre grati per ciò che abbiamo ricevuto in dono su questa Terra è l’atteggiamento che può riconnetterci al Tutto di cui facciamo parte e far sorgere in noi la vocazione al Bene, che è la dimensione decisiva per arrivare a creare una Economia Sferica centrata sull’essere umano e perciò in grado di perseguire una crescita armoniosa, equilibrata e inclusiva.
È propria la Gratitudine quella rivoluzione necessaria per affrontare le sfide di questa parte della storia dell’umanità che ci vede protagonisti. Il mio saggio vuole essere un’esortazione e un incoraggiamento a divenire protagonisti attivi di questa rivoluzione. Servono impegno e responsabilità individuali, serve che ciascuno di noi comprenda che ogni uomo è un educatore e si attivi in tal senso nella propria sfera di influenza. Ma oggi come non mai c’è bisogno di veri e propri generatori di gratitudine.
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Nato a Milano nel 1969, scrittore, divulgatore e keynote speaker internazionale, Oscar di Montigny, autore di questo articolo, coniuga nei suoi contributi business e management con filosofia, arte e scienza. È Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer di Banca Mediolanum e Presidente di Flowe, società benefit del Gruppo Mediolanum. Ha ideato e fondato Mediolanum Corporate University, riconosciuta come una delle migliori corporate university al mondo. Alumno della International School of Self-Awareness, è fondatore e presidente di Be Your Essence (BYE), una startup innovativa a vocazione sociale che opera nel privato, nella pubblica amministrazione e nell’ambito delle nuove generazioni offrendo servizi di advocacy, advisory e activation per progetti di innovability, affermando nelle proprie soluzioni la centralità dell’essere umano. Nel suo blog, “Riflessioni per il Terzo Millennio”, indaga i mega trend e i nuovi scenari sociali e di mercato. Nel 2016 ha pubblicato con Mondadori il best seller “Il tempo dei nuovi eroi”, diventato presto un format radiofonico per Radio Italia la cui programmazione ha appena concluso la sua quarta stagione e sta preparando la quinta. È autore e voce narrante del format 0.0, un ciclo di podcast voluto dalla rivista Forbes Italia. Oggi, sempre con Mondadori, è nelle librerie con il saggio “Gratitudine. La rivoluzione necessaria”.
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