
Il voto non conta se la sussidiarietà non trova casa
Sicuramente quanto scrivo sarà sommerso dalle urla che commenteranno i risultati delle elezioni. Eppure vi sono cose, apparentemente meno significative che, sono convinto, nel lungo periodo determinano una nazione più del voto.
Nella giornata di domenica, a campagna elettorale conclusa, si è saputo che il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha annunciato l’inizio di una ripresa economica. Non c’è che da rallegrarsene, avendo a cuore il benessere della nazione e di ognuno. Suona solo strano e beffardo che, con un tempismo perfetto, la notizia venga diffusa alla fine della campagna elettorale.
Il nuovo governo, che avrà un segno diverso da quello del governo uscente, si approprierà dei meriti della ripresa (se confermata) e dirà che è la lungimiranza della propria politica ad aver permesso l’inversione di tendenza.
L’opposizione protesterà e si scatenerà la solita rissa politica sui meriti di qualcosa che, se confermata, probabilmente ha come prima causa l’intraprendenza di tanti piccoli e medi imprenditori che lottano da tanti anni con conti in rosso, favori bancari, casse integrazione e sussidi di Stato.
Sono i protagonisti della nostra società e della nostra economia, sacrificati a destra dal consociativismo che ha impedito di portare a termine le riforme e, a sinistra, da chi li considera nemici e cerca l’accordo tra grande capitale ed ex masse operaie orchestrate dai grand commis dello Stato. In una politica che dimentica, quando non ignora e combatte, la sussidiarietà, questo popolo è ancora in cerca di piccoli capitani coraggiosi e di una rappresentanza che non ha.
Non c’è traccia di sussidiarietà, non solo nel welfare, ma anche nell’economia, come valorizzazione di chi costruisce, come detassazione di chi merita, come incentivo a chi già esporta, occupa, investe.
È di grande interesse, a questo proposito, l’articolo di Piero Ostellino apparso sul Corriere della Sera di sabato scorso che, prendendo spunto dal brano dell’Enciclica Deus caritas est che parla di sussidiarietà, afferma che la prospettiva di svolta per il nostro paese consiste nel superamento di liberismo, statalismo e dirigismo politico, perché società ed economia possano crescere in modo libero.
Quando la politica si attribuisce meriti che non ha, fa venire in mente l’episodio di Tre uomini in barca dove alcuni pescatori, di fronte ad una trota appesa ad un muro, si attribuivano il merito di averla pescata. All’improvviso la trota cade e si rompe: era di gesso.
*presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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