
Ilva di Taranto, indagati anche Nichi Vendola e il sindaco Stefano
Le indagini per l’Ilva di Taranto si sono chiuse con 53 avvisi di garanzia, tra i quali anche due a politici di alto livello, il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. Il leader di Sel è indagato perché avrebbe tentato di «far fuori» nei mesi passati il direttore generale dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Giorgio Assennato, che con i suoi controlli era una figura sgradita all’azienda.
«PRONTO A PARLARE CON I MAGISTRATI». «In questo momento di più grande turbamento, continuo a dare una straordinaria importanza all’inchiesta sull’Ilva» ha detto Vendola, aggiungendo che «La mia amministrazione ha provato a scoperchiare pentole e a vedere dove nessuno aveva visto prima. Sono orgoglioso di aver guidato un’amministrazione che nel 2006 ha raddoppiato gli organici dell’Arpa e ha investito mezzo milione di euro per comprare lo spettometro per consentire indagini sulle diossine». Sull’inchiesta Vendola ha sottolineato che «è di straordinaria importanza perché ha provato a sancire un principio sistematicamente ignorato della Costituzione, quello della responsabilità sociale dell’impresa». Ha aggiunto invece solo pochissime parole sul proprio coinvolgimento penale: «Andrò il prima possibile a rispondere alle domande del pm. Siamo in una fase preliminare e penso che la verità arriverà immediatamente». Poi nel corso di una conferenza stampa ha aggiunto, rispetto al dg Arpa che: «L’ho scelto io, ho voluto fortemente come direttore dell’Arpa uno scienziato famoso per la sua intransigenza, per il calibro morale di tutta la sua storia, un uomo conosciuto per la sua schiena dritta. Non sono stato e mai sarò a busta paga di Emilio Riva».
LA POSIZIONE DI STEFANO. Il sindaco di Taranto invece è accusato, dall’aprile scorso, per abuso e omissioni in atti d’ufficio, perché secondo la procura di Taranto non si sarebbe attivato in modo efficiente e con le giuste misure per tutelare la salute dei cittadini. L’inchiesta è coordinata dal procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano.
OPERAI INTOSSICATI. Questa mattina intanto sono stati portati nell’infermeria dell’Ilva 15 operai che hanno avvertito sintomi di intossicazione. Stamane infatti si sono sprigionati fumi dalla Siviera di emergenza della Colata a caldo dell’acciaieria 1, forse a causa di un incendio. Si tratta del secondo caso in pochi giorni. Lo scorso 19 ottobre sera, infatti, sei dipendenti delle acciaierie mentre erano al lavoro nell’area CCO1 hanno avuto grosse difficoltà di respirarione per l’inalazione di monossido di carbonio e di altre sostanze, che si erano sprigionate nei capannoni senza che alcun allarme scattasse. Per fortuna però gli operai, subito soccorsi nelle infermerie, non avevano riportato gravi conseguenze.
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