
Industria culturale. La difficle promozione del premio Andersen
Venerdì 28 maggio ’99. Da oggi al 6 giugno si svolgerà a Sestri Levante il premio Andersen. Al concorso di fiabe 1500 scritti. Discutono di letteratura per l’infanzia, scrittori, esperti, docenti.
Corriere della Sera 28 maggio ’99, articolo di Donata Righetti. A Pino Boero docente di letteratura infantile, viene chiesto se i personaggi delle fiabe scritte oggi sono sempre principi, folletti, fate. “Sì, ma accanto a loro hanno sistemato spettri, zombie e mostri da videogames. Con una consolante inclinazione rispetto agli anni scorsi: una minore leziosità di scrittura. La tv ha provocato tanti guasti, ma perlomeno ha abituato a un linguaggio sintetico”. Questo docente infantile di letteratura è nella giuria del premio Andersen. Antonio Faeti, altro docente infantile di letteratura, dice: “La contraddizione più vistosa? La fiaba di oggi non può che essere d’autore. Un tempo invece era la voce del popolo”. Il Nostro così continua: “E accettiamo, come scrivo nel mio saggio, Staphen King, quale nuovo racconta fiabe dell’Occidente”. Donata Righetti così conclude l’articolo: “Le fiabe tradizionali, fino a pochi anni fa sospettate di essere causa di traumatici spaventi e comunque testimonianze di società arcaiche, con le loro fate e orchi vengono giudicate eredità preziose. Magici elisir in grado di spingere anche i bambini più riluttanti verso la lettura”. Tra banalità evidenti (“la tv ha abituato ad un linguaggio sintetico”), verità apparenti (la fiaba “magico elisir” e “non può che essere d’autore”) e marchette si affacciano tante domande sulla fiaba, sul suo significato, sul perché sia nata, sul suo rapporto con l’immagine, sul fatto che oggi nessuno – tra i saggi esperti d’infanzia – sia capace di scriverne e che invece qualcuno, insospettabile e nascosto, sia ancora capace. Dice Bianca Pitzorno: “racchiudere in un tsto di poche pagine una metafora profonda e non banale della condizione umana non è un giochetto da bambini”. Chi potrebbe farlo oggi? E infine, considerando che i Grimm sono ricordati dopo 200 anni, si potrà dire lo stesso di Stephen King? Certo che la risposta a queste domande non potrebbe che essere quella del nostro amico G.K. Chesterton al suo editore prima di scrivere Ortodossia: “Pensai un poco, e gli dissi: ‘Vado a casa a scrivere un libro per rispondere alla tua domanda’”. Cercasi editore.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!