
Ingroia è nei guai: il “grande accusatore” accusato al Csm per «lesione dell’immagine del magistrato»
In queste ore il mondo sembra crollare addosso ad Antonio Ingroia. La sua scelta di mettere in stand-by la toga e scendere in politica fondando Rivoluzione civile è stata premiata con un clamoroso insuccesso elettorale. Ora gli viene presentato il conto per l’uso spregiudicato che ha fatto dei media sulla giustizia, quando era ancora un pm. Ieri al Consiglio superiore della magistratura è arrivato per lui un atto di incolpazione, firmato dal procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, che svolge il ruolo di pubblica accusa nei procedimenti disciplinari ai magistrati. La procura generale accusa il “grande accusatore” Ingroia «per aver vilipeso la Corte costituzionale e leso il prestigio e la reputazione dei suoi componenti».
VIRGOLETTATI INCRIMINATI. I motivi elencati da Ciani sono numerosi, a partire dall’avere «gravemente mancato ai propri doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio ponendo in essere comportamenti idonei a integrare violazione di specifici precetti penali, tali da ledere l’immagine del magistrato». L’illecito, secondo il pg Ciani, sarebbe stato commesso da Ingroia attraverso alcune interviste rilasciate, in particolare quelle successive alla decisione della Consulta sullo scontro procura di Palermo-Quirinale circa la cosiddetta Trattativa Stato-mafia. La Consulta, contro la durissima presa di posizione favorevole alle intercettazioni della procura di Palermo e di Ingroia, aveva severamente bocciato l’operato dei pm palermitani, che avevano intercettato il presidente Napolitano, e disposto l’immediata distruzione dei nastri.
LE ACCUSE DI INGROIA. Il 5 dicembre Ingroia, che nel frattempo aveva lasciato Palermo per un incarico Onu in Guatemala ma che ancora non aveva ottenuto l’aspettativa per motivi elettorali dal Csm, ha commentato con la stampa la decisione della Consulta definendola «bizzarra». Ingroia ha detto anche che «le ragioni della politica hanno prevalso sul diritto» e che «il comunicato emesso (dalla Consulta, ndr) dà la sensazione di una sentenza che risente anche del condizionamento del clima politico». L’elenco di virgolettati è contenuto ora nell’inchiesta disciplinare per vilipendio avviata dal Pg Ciani, in due pagine, insieme ad altre frasi che hanno «platealmente esorbitato dai limiti del diritto di critica e di espressione del proprio pensiero».
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2 commenti
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Finora in queste questioni (giustizia rossa e politica) le cose si son sempre risolte a tarallucci e vino. Abbiamo a Milano un mese di marzo denso di appuntamenti con la magistratura specializzata nei processi ad una persona sola, ciascuno dei quali si concluderà con richieste di condanna (e magari proprio condanne).
L’ONU che si preoccupa tanto del Guatemala, che è più civile di noi, non potrebbe mandare a Milano un giudice guatemalteco a resocontare su quello che combina il rito ambrosiano con un unico imputato?
quindi tutte le accuse costruite contro Berlusconi, Dell’Utri e altri erano infondate e palesemente false. Chi li ripaga ??