Insegnamo la realtà, non teorie

Mentre i luminari sgomitano per un posto sui giornali, c’è chi continua a fare il proprio lavoro in classe. Come Armando Baldissin, professore di scienze alla scuola La Traccia di Calcinate (Bg) che da qualche anno ha spostato Darwin dalle medie al liceo: «Ci vuole spirito critico per affrontare un ragionamento sui fatti, come il darwinismo, e sono molti gli scienziati che stanno prendendo le mosse da affermazioni alla Richard Dawkins, per il quale l’uomo è solo frutto del caso. Non è efficace come dire che deriva dalla scimmia, ma per parlarne ci vuole la maturità di un percorso didattico che sottoponga il pensiero alla prova dei fatti anziché all’ideologia».
Per Maria Cristina Speciani, docente di scienze naturali e caporedattore della rivista scientifica Emmeciquadro, occorre «offrire, a qualsiasi livello scolare, il contesto in cui un’informazione è inserita e mostrarne l’orizzonte nel quale l’insegnante si fa guida e compagno dello studente».
A Umberto Veronesi Raffaella Manara, insegnante di matematica all’Istituto Sacro Cuore di Milano, vorrebbe ricordare che «la curiosità di un bambino è rivolta al reale, prima che alle teorie sul reale, e si coltiva se si spalanca la sua mente alla conoscenza attraverso il metodo dell’esperienza. Una volta che il bambino avrà capito che le teorie sono distinte dalla realtà, gli insegneremo quello che il vaglio della critica scientifica e storica riterranno di mantenere del darwinismo come accade per tutte le teorie. Fino ad allora, per un bambino il darwinismo può risultare pari alla fiaba di Biancaneve e i sette nani, privo com’è degli strumenti, che può acquisire solo gradualmente, per poterlo vagliare».

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