
Un’insegnante di Corano racconta la sua battaglia «contro l’odio che dilaga nelle moschee italiane»

Stringe gli occhi neri e si sistema il velo colorato con una mano, mentre con l’altra gesticola con piglio deciso, infiammandosi mentre spiega che «io devo combattere, per me, i miei figli e le mie alunne per salvarci dal fondamentalismo che si è infilato dentro l’islam». Per A. S., musulmana marocchina in Italia da oltre dieci anni, insegnante di Corano nella moschea della città in cui vive, il fondamentalismo «è una bestemmia contro Dio, che dura da troppi secoli. Un’interpretazione fuorviante che d’altronde lo stesso Profeta aveva previsto».
Lei quando si è accorta che la situazione all’interno del mondo islamico era così grave?
Lo so da sempre, ma dopo l’attentato di Parigi mi sono davvero spaventata. Ho sentito le ragazze della mia classe, che sono circa una trentina, piene di odio verso il mondo occidentale, dirsi pronte a sostenere quei terroristi. Erano sicure che la colpa di quanto successo fosse “vostra”, di tutto il vostro mondo. «Se lo meritano», ripetevano. So che si sentono emarginate e so anche perché: quella “tolleranza” che in realtà serve solo a tenersi a distanza gli uni dagli altri, la conosco per averla provata sulla mia pelle. Ma sentire le ragazze parlare in quel modo mi ha scioccata ugualmente, mi chiedo che fine faranno da adulte se non cambieranno concezione. Purtroppo è stto i miei occhi: l’ateismo dell’Occidente, unito al vuoto di un islam che ha ridotto la fede a rituale, sta lasciano campo libero all’interpretazione fondamentalista che oggi va per la maggiore anche nelle moschee italiane.
Ma lei cosa ha risposto quando le sue studentesse hanno preso le parti dei terroristi?
Le ho spronate a scrivere su un quaderno tutto quello che pensavano, mentre io sono tornata a casa e ho lavorato tutta notte sul testo del Corano, in versione italiana perché le ragazze sono cresciute qui. Ho messo insieme tutti i versetti in cui si spiega cosa deve fare un musulmano quando il Profeta o Dio vengono insultati: «Quando sentite che vengono smentiti o sbeffeggiati i segni di Allah, non sedetevi con coloro che fanno ciò, fino a che non scelgano un altro argomento. (…) Che facciate il bene pubblicamente o segretamente o perdoniate un male, Allah è indulgente, onnipotente». Poi ho chiesto loro: «Sapete chi è “il fallito2 secondo il Profeta?». Ovviamente non lo sapevano, quindi ho letto loro questo passaggio: «Il fallito della mia Comunità è colui che viene nel giorno del Giudizio con al suo attivo l’osservanza della preghiera, il digiuno, la zakat (l’elemosina per i bisognosi), ma viene portando anche odiose opere nei confronti degli altri: insulto, maltrattamento, furto, violenza e omicidio. Così, le sue buone azioni andranno in compenso a coloro ai quali ha fatto torto. Quando le buone azioni sono esaurite senza che abbia saldato il conto, gli tocca prendere le cattive opere altrui ed aggiungerle alle proprie ed in ultimo, viene gettato nell’inferno». Quando ho finito di leggere non potevano credere alle loro orecchie e si sono scatenate con le domande. Poi ho ricordato loro che le seguo da due anni e so che tante di loro non pregano né leggono il Corano: per questo sono schiave di chi lo interpreta senza tener conto del momento storico (anche di guerra) in cui è stato scritto, ben 1.400 anni fa. Poi ho chiesto: «Credete che Dio sia più contento se alimentate l’odio che già c’è o se lo invocate e fate del bene in suo nome?». Sono rimaste in silenzio.
E i loro genitori?
Una delle ragazze è venuta in moschea il giorno dopo senza aver scritto le considerazioni sui fatti di Parigi. Era triste perché il padre glielo aveva proibito dicendole che di quelle cose non si deve parlare. Ed è così per la maggioranza di loro: i genitori non le educano, le mandano da me solo per imparare l’arabo e una certa tradizione. Così le ragazze vanno a cercare risposte altrove, e quelle che trovano e che vanno per la maggiore provengono proprio dal fanatismo della maggioranza.
Come si è comportata di fronte al disappunto dei genitori di quella ragazza?
Ho sfidato lei e le altre, ho chiesto perché secondo loro gli occidentali dipingono il Profeta sempre arrabbiato e lo vedono come un guerrafondaio. Non sapevano che dire. «Se noi siamo sempre arrabbiati – ho detto – se siamo violenti e litighiamo continuamente anche fra di noi è ovvio che pensino che il Profeta sia così». Dall’altra parte, però, so che tutto questo odio attecchisce in loro perché spesso qui non si sentono rispettate, ma private del loro valore. Ma ho spiegato loro che se vogliono il rispetto se lo devono guadagnare: «Troppo spesso pensiamo a ballare, a mangiare e a fare il minimo indispensabile. Sì, facciamo i figli, ma poi cosa sarà di loro se non li educhiamo? Per avere valore all’interno di una società dovete conoscerla, rispettarla, contribuire a costruirla, dovete studiare, sapere alla lettera il Corano e diffondere una cultura di pace. Altrimenti sarete usate da chi vuole diffondere odio».
Loro hanno capito?
Eccome. Tante di loro mi cercano perché a me possono chiedere le ragioni di tutto, si sentono volute bene e cambiano. C’è una ragazza che all’inizio veniva considerata dalle altre come una ribelle, perché anziché assoggettarsi alle usanze voleva capire il perché di tutto. Esattamente come facevo io alla sua età. Aveva provato anche a chiedere a sua madre perché era musulmana, ma lei non le ha risposto. Quindi è venuta da me. Io le ho detto: «Prega, studia il Corano con me e capirai se vuoi essere musulmana anche tu». È quello che sta facendo. Un’altra mi ha domandato il motivo degli attacchi subiti dalla nostra comunità in seguito alla strage di Parigi: «Pensano che la nostra sia una religione di odio e quindi ci impediscono di pregare, ma tu puoi farlo anche in casa rivolgendoti ad Allah con il cuore». Lei ha cominciato a farlo e un giorno mi ha scritto: «Sei meglio della mia mamma». Capisco di andare contro corrente, gli stessi genitori preferirebbero che non parlassi di certe cose, ma se mi mandano qui le loro figlie, io le educo a farsi tante domande e a cercare risposte buone.
E se qualcuna di loro abbandonasse l’islam?
Secondo la sharia, che è un’interpretazione del Corano, chi si converte deve morire, e tanti nella comunità musulmana ormai la pensano così. In realtà credo che sia più appropriato pensare che Dio non si vendichi.
Come fa ad essere così libera?
Siamo pochi ma non sono l’unica. Comunque ho sempre domandato le ragioni di tutto, ho avuto una nonna che mi ha educata a farlo e a parlare con Dio come a un padre buono. Purtroppo invece in molti ambiti l’islam è ridotto a una serie di pratiche. Vedo gente pregare cinque volte al giorno: si sentono a posto così e magari fuori dalla moschea vivono come atei. Ho dovuto smettere di portare in moschea mio figlio, per colpa della condotta violenta di alcuni fra i più praticanti: non capiscono che Dio onnipotente non ha bisogno che tocchiamo la terra con la testa, non ha bisogno di parole vuote, ma solo di preghiere fatte con il cuore e di una condotta buona.
Se questo è il clima, perché continua ad andare in moschea?
Perché noi non ci dividiamo, proprio per portare la gente a capire la vera fede. Ad esempio, una ragazza delle mie, che quando è arrivata era assolutamente ignorante e piena di rabbia, ha incominciato a rivolgersi ad Allah come a un padre, a studiare il Corano con me e a frequentare l’università, liberandosi dall’odio.
Senza un’autorità riconosciuta da tutto l’islam, come si può eliminare il rischio di una interpretazione violenta del Corano?
Spero in una revisione delle interpretazioni fuorvianti dell’islam, come ha chiesto il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi. Ma d’altronde anche il Profeta l’aveva previsto che dopo di lui ci sarebbe stato un gruppo di violenti che avrebbe mal interpretato il suo testo. Questo rischio si combatte solo con la fede coerente aiutando le persone a pensare.
Papa Benedetto XVI a Ratisbona ha detto che il fondamentalismo si combatte con una fede ragionevole.
Certo. Sono perfettamente d’accordo.
Foto Corano e foto Charlie Hebdo da Shutterstok
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10 commenti
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Questa signora mi fa tenerezza.
Il passaggio “«Il fallito della mia Comunità…” viene da un hadith (Sahih Muslim 2581) che come chiunque abbia un paio di nozioni di teologia islamica è gerarchicamente inferiore al Corano.
ed il Corano dice (4:95-96)
“Non sono eguali i credenti che rimangono nelle loro case (eccetto coloro che sono malati) e coloro che lottano, con la loro vita e i loro beni, per la causa di Allah. A questi Allah ha dato eccellenza su coloro che rimangono nelle loro case e una ricompensa immensa: gradi da Lui, perdono e misericordia, poiché Allah è perdonatore, misericordioso.”
Per cui le sue studentesse devono dar retta a quel che ha detto Allah o a quello che ha detto Maometto?
Questa signora sarà anche in buona fede, ma purtroppo non rappresenta l’islam. Anzi, sono innumerevoli le testimonianze di ben più autorevoli imam che predicano invece morte e violenza, Corano alla mano.
Sostenendo l’interpretabilità del Corano, inoltre, ci si pone automaticamente al di fuori dell’islam. Un po’ come se un cattolico si professasse tale ma contemporaneamente non riconoscesse l’infallibilità del Papa…
Sorvoliamo pietosamente anche sulla figura di Maometto, che ai suoi tempi andava in giro a sbudellare la gente e violentare bambine.
L’unico soluzione vera e duratura è un formale scisma all’interno dell’islam, in modo da saper distinguere veramente tra ‘integralisti’ e ‘moderati’.
Diversamente i problemi di oggi ce li porteremo dietro per sempre.
Potevate farle anche la domanda come interpreta certe sure contro gli infedeli e la vita del profeta…che fece la guerra in tempi di pace per imporre la sua concezione di religione.Orianna Fallaci le avrebbe detto:- tu credi di essere musulmana ma se pensi così in fondo sei una cristiana, ma non sai di esserlo. Così disse a Magdi Allam quando credeva di essere musulmano moderato. Questa donna è veramente coraggiosa e di nobili sentimenti, ma i veri musulmani senza offesa sono i fondamentalisti perché con la loro vita testimoniano la radice dal quale provengono…un po’ come dire che i veri cristiani sono i santi che con la loro vita testimoniano in modo fondamentale le opere di Cristo….tutti noi altri siamo credenti un po’ indecisi e titubanti.
Se le persone come questa professoressa fossero la maggioranza del mondo islamico, non ci sarebbe alcun bisogno di muovere eserciti per fermare i saraceni del 2000.
Purtroppo sono una minoranza e noi ci dobbiamo difendere.
Mi dispiace per le tante persone di buona volontà da entrambe le parti che ci vanno di mezzo.
La pace la raggiungeremo nella vita dopo questo transito nel mondo.
Qui c’è la guerra.
Tristemente, solo questo.
Grandissima testimonianza. La giovane docente ha testa e grinta da vendere, ma si capisce che anche lei abbia cominciato a vedere delle contraddizioni nella stessa dottrina islamica. Infatti presenta l interpretazione fomdamentalista non come uno sbaglio, ma come qualcosa previsto dallo stesso profeta. I versi benigni somo fusi con quelli guerrafondai. Nella Bibbia i secondi sono concentrati nel AT, mentre il NT, che supera la legge antica, promuove ben altro tipo di combattivita. Il Cristianesimo in fatto di guerra da risposte univoche, mentre Islam gioca sulla ambiguità dei versetti coranici.
Sura IV del Corano, versetto 34 (al-Nisāʾ, delle donne)
« Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande. »
Ci puoi fare tutta l’esegesi del mondo, ma se il corano predica la superiorità dell’uomo sulla donna e legnate alle donne di cui si TEME l’insubordinazione io dico che il corano è spazzatura.
Se a quella donna sta bene peggio per lei: ma non venga a raccontarla che è anche colpa dell’ateismo occidentale se prima o poi le arriva qualche “santa” legnata dal maritino devoto.
Aggiungo inoltre una questione che va affrontata: i musulmani affermano: Gesù è il messia, uno dei profeti dell’Islam e il Vangelo è un libro di Dio. Dico bene allora dovete seguirne gli insegnamenti, non possono proclamare che credono a Gesù ma poi non applicano ciò che ha detto. Cristo ha affermato di porgere l’altra guancia, di pregare per i propri nemici, ha fermate le mani di chi voleva lapidare l’adultera e ha detto “Io sono la verità è la via nessuno arriva al padre se non attraverso me”. Forse che la via per questa fantomatica “rivoluzione religiosa” per l’Islam sta proprio in Gesù il Cristo, punto snodale di svolta nella storia dell’uomo?
Dicano: Maometto ha abolito questi comandamenti? La legge di Dio affermata da Gesù “amare Dio e il prossimo tuo come te stesso” è stata forse abolita? Dio cambia opinione o forse il messaggio di amore cominciato con la creazione del cosmo e dell’uomo è il nucleo della rivelazione fin dai tempi di Adamo ed Eva?
Riflettano i musulmani anche su questo.
Per Islam Gesù è un grande profeta, non il messia. Scusami la precisazione. Islam jon comcepisce messia, a parte gli sciiti che hanno il 12 imam o mahdi, discendente da Ali, genero di Maometto.
Donna coraggiosa. Che Dio protegga tutte le persone come lei compreso il generale Al Sisi per cio’ che sta portando avanti come critica ad una certa interpretazione violenta dell’Islam. Alla fine il cambiamento puo’ avvenire solo da loro e non dalle bombe dell’occidente. Certo occorrera’ del tempo, forse tanto perche’ i processi della storia sono lenti, ma un cambiamento vero non puo’ che partire dal cuore dell’uomo. Caso contrario sarebbe solo
violenza su violenza. Quanto detto non vale solo per l’Islam ma anche per l’Occidente che si dice cristiano ma che ha perso-spezzato l’unita’ con Gesu’ Cristo.
Il lavoro di questa donna è encomiabile! Dobbiamo proteggere le nostre società dalla minaccia dello Stato Islamico. L’indottrinamento è il loro primo passo: far cadere nella propria rete giovani ventenni o anche minorenni non ancora maturi per capire ciò che dicono o fanno. Inutile prendersela con il ragazzo che si è bevuto il cervello su internet, che scrive qualche frase delirante o condivide qualche video, quello possiamo tentare di recuperarlo, reinserendolo nella società, facendogli capire che ha sbagliato finché siamo in tempo. È sbagliato pensare che sia un problema solo degli stranieri: abbiamo letto sui giornali di europei caduti nella rete a maglie larghe del terrorismo, tutti sono a rischio.
Ma vanno presi i pesci grossi, i cattivi maestri che diffondono la propaganda del califfo, che tramano nell’ombra, che rovinano la vita di tanti giovani! Proteggiamo la nostra società da questa malattia: oscuriamo i siti del califfo, gli account di propaganda poi mettiamo al fresco i predicatori dell’odio sotto copertura, niente espulsione troppo è il rischio che finiscano liberi a “spargere la corruzione sulla terra”!
I ragazzi islamici devono essere educati al rispetto dell’autorità, della famiglia, della religione cristiana al pari di quella islamica e della patria. Ordine, disciplina e redponsabilità sono parole d’ordine per tutti: servono educatori coraggiosi come questa donna in grado di promuovere quella famosa rivoluzione nell’islam di cui si parla.
Importante mantenere l’unità dei rapporti familiari, la fedeltà alla comunità nazionale di cui si fa parte e alla tradizione. Fedeltà alla famiglia, patria, tradizione storica dovranno colmare il vuoto in si insinua lo stato Islamico che si nutre dell’estraniamento, dell’internazionalismo jihadista e della rivoluzione wahhabita/salafita.