Appello agli educatori: prendete sul serio l’intelligenza artificiale

La tecnologia che crea contenuti originali imitando i dati da cui ha "appreso" è ormai alla portata di tutti, ragazzi compresi. Ecco perché bisogna discuterne per capire come accompagnarli a un uso consapevole

La vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Kamala Harris, durante il suo discorso sull’intelligenza artificiale all’ambasciata americana di Londra, lo scorso 1° novembre (foto Ansa)

Da circa un anno la piattaforma di Intelligenza Artificiale Generativa ChatGPT ha fatto il suo ingresso debordante nel dibatto pubblico a seguito della sua “incredibile” capacità di generare contenuti complessi, dando vita ad una corsa all’innovazione delle principali aziende tecnologiche, e generando discussioni sulle potenzialità e i rischi di questa “intelligenza”. Ma cosa vuol dire Intelligenza Artificiale Generativa?

Quasi come “J.A.R.V.I.S.” di Tony Stark

L’Intelligenza Artificiale Generativa è una branca dell’Intelligenza Artificiale che si occupa di creare contenuti originali a partire da dati esistenti. Si tratta di algoritmi che, grazie a tecniche sofisticate di apprendimento automatico, sono in grado di produrre testi, immagini, suoni, video e altro ancora, imitando lo stile, il tono, la forma e il contenuto dei dati da cui hanno appreso. Leggendo queste frasi, agli appassionati di Ironman starà venendo forse in mente “J.A.R.V.I.S.”, l’Intelligenza Artificiale creata da Tony Stark che aiuta l’Avenger in tutte le sue battaglie. Certamente la tecnologia non è ancora così matura, ma la direzione verso cui stiamo andando è quella.

Si comprende il motivo per cui la diffusione di questi strumenti “preoccupi” per le possibili conseguenze che potrebbe causare (non solo criminali ma anche sul mercato del lavoro). È di pochi giorni fa la notizia che il Presidente Biden abbia firmato un ordine esecutivo con le regole per il corretto sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, che l’ONU abbia istituito un Advisory Body sull’Intelligenza Artificiale di 38 esperti mondiali tra cui il francescano Paolo Benanti, professore Straordinario della Pontificia Università Gregoriana già ospite al Meeting di Rimini della scorsa estate per discutere questi temi, e che ci sia stato un vertice organizzato dal premier britannico Rishi Sunak a Bletchey Park sulla sicurezza dell’Intelligenza Artificiale a cui hanno partecipato molti leader mondiali compreso il Presidente del Consiglio Italiano Giorgia Meloni.

L’intelligenza artificiale va più veloce delle norme

La sfida è evidente, così come è evidente che la rapidità d’innovazione che hanno queste piattaforme è incomparabilmente più rapida rispetto alla velocità legislativa. Molti di noi usano già oggi l’Intelligenza Artificiale ogni giorno, spesso senza nemmeno rendersene conto. Quando facciamo un acquisto online e ci vengono suggeriti altri prodotti simili o complementari, quando chiediamo ad Alexa di mettere la nostra canzone preferita o di accendere le luci, quando guardiamo una serie tv su Netflix o Prime Video e ci vengono proposti altri titoli che potrebbero piacerci. Tutte queste sono applicazioni dell’Intelligenza Artificiale.

Non stiamo parlando quindi solo di un lontano sogno fantascientifico, ma di una realtà presente e diffusa in molti ambiti della nostra quotidianità e che tende già oggi a “guidare” le nostre scelte. Lo stesso accade anche ai più giovani che, soprattutto tramite i social, usano senza saperlo questi strumenti: hanno oramai accettato che il video che suggerisce loro TikTok o il reel che propone loro Instagram, solo per fare due esempi noti, siano “per loro”.

Formare ragazzi che sappiano usare l’intelligenza artificiale

Dal 1° Novembre scorso la soluzione di Intelligenza Artificiale Generativa di Microsoft, Copilot, è disponibile all’uso generale (anche Google ne proporrà una simile). Ma perché questo è importante? Copilot è disponibile in Teams, Word, Excel, Power Point permettendo, a chi lo usa, di generare una presentazione a partire da una richiesta semplicissima, di scrivere testi anche complessi così come sintetizzarne altri, o di generare i punti principali di una conversazione o una lezione tenuta su Teams. Tutto in pochi secondi e con poco sforzo. Nulla vieterà a uno studente, nativo digitale abituato all’uso di strumenti tecnologici sin dalla sua infanzia, di studiare, fare i compiti e le sue ricerche utilizzando queste applicazioni. È necessariamente un problema? Se penso alla mia esperienza il punto critico non è vietarne l’uso (anche volendo sarebbe già troppo tardi) ma è formare ragazze e ragazzi che siano in grado di starci di fronte avendo delle domande da porre e non accontentandosi delle risposte che ricevono.

Questa sfida oggi sembra essere tutta sulle spalle di chi ha un compito educativo, insegnanti e genitori in primis, che sono chiamati ad accompagnare i giovani ad un uso consapevole di questi strumenti, senza che spesso siano loro stessi sufficientemente formati per farlo. È tempo che chi studia, applica e conosce queste tecnologie scenda in campo per fornire un aiuto e un supporto concreto a chiunque abbia un compito educativo. Solo così potremo formare uomini e donne ad un uso attivo e non passivo dell’Intelligenza Artificiale che tenga al centro del rapporto uomo-macchina l’uomo e non l’algoritmo.

Impegnarsi a capire e a spiegare l’intelligenza artificiale

Come stimolare la curiosità, la critica, la sperimentazione tra le nuove generazioni che usano quotidianamente queste tecnologie? Come far emergere le domande giuste e come confrontare le risposte che ricevono in base alle esperienze ed esigenze che ciascuno di loro ha? Come formare cittadini digitali responsabili, consapevoli e creativi? Queste sono solo alcune delle domande che potrebbero guidare l’azione educativa dei più giovani. Non si tratta di insegnare loro le basi dell’informatica o della programmazione, ma di farli entrare in contatto con le logiche, i principi, i valori, le implicazioni etiche e sociali dell’Intelligenza Artificiale e delle altre tecnologie emergenti per farli diventare protagonisti attivi e positivi del cambiamento che stiamo vivendo.

Non farlo implica che gli adulti di domani abbiano appreso e subito gli effetti dell’intelligenza artificiale solo grazie a TikTok o, per fare altri due esempi, del Metaverso e delle criptovalute soltanto giocando su Minecraft o Fortnite. Questo intervento è nato dopo un dialogo con alcuni amici che ha reso evidente come non sia procrastinabile l’inizio di un lavoro serio su questi temi. Un lavoro che vada oltre il definirsi semplicemente pro o contro, ma che permetta di comprendere ciò che queste tecnologie sono, al fine di formare uomini e donne che possano “usarle” (e alcuni persino “svilupparle”) con l’obiettivo ultimo di contribuire al bene comune.

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