
Invidia
Sabato 24 marzo c’ero anche io all’udienza in piazza San Pietro per gli amici di Comunione e Liberazione. Se Benedetto XVI era amico di don Giussani e io ero amico di don Giuss, ora sono anche io amico del Papa e so come pronunciava la parola “amico” don Giuss. Sabato mi sono sentito felice, mi sembravo un reduce, finalmente un reduce. Negli anni duri del rapporto con l’istituzione ecclesiastica e in particolar modo quella milanese, don Giussani ci mandava spesso a parlare con i prelati “non proprio contro” per raccontare il grave clima che vivevamo in università. Incontrai l’allora vescovo Giacomo Biffi e il rettore della Pontificia facoltà teologica di Milano, Carlo Colombo, a cui manifestai oltre ai problemi con gli “altri” anche la difficoltà a capire perché i fratelli cristiani della Fuci e dell’Azione Cattolica fossero contro di noi. Perché non fossimo anche noi trattati da figli. Colombo capì il mio disagio e semplicemente mi disse: «Quando si va in guerra ci sono sempre dei feriti». Per anni ho vissuto da ferito, ora sono reduce di quella guerra. Così sabato ha detto il Papa. «Comunione e Liberazione è un’esperienza comunitaria della fede, nata nella Chiesa non da una volontà organizzativa della gerarchia, ma originata da un incontro rinnovato con Cristo e così possiamo dire da un impulso derivante ultimamente dallo Spirito Santo». Sono un reduce speranzoso che quella ferita resti aperta come giudizio su me e il mondo.
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