Invidia

Repubblica ci informa che don Giovanni Bellò, settantunenne parroco di Semonzo del Grappa (Tv), dopo aver sentito la predica magniloquente che il vescovo di Padova aveva dedicato a un collega, ha deciso che al suo funerale non ci sarà alcun osanna. «Sono stanco di sentire troppi complimenti non sinceri», ha pensato. E così si è messo a scrivere da sé l’omelia per le proprie esequie, registrandosi pure per essere sicuro che, quando il momento verrà, nessun adulatore impertinente si permetta di impossessarsi del testo e di aggiungervi del proprio.
Mitico il nostro don Giovanni. Anch’io vorrei scrivere il testo della predica del mio funerale. Anzi sarebbe bello che tutti scrivessero qualcosa per l’evento. In fondo la nostra è la società che più di ogni altra ha nascosto la morte, per paura, per l’evidenza che essa segna del limite umano. Sarebbe gustoso leggere in pochi minuti la sintesi dei desideri ricercati, perseguiti, raggiunti e rincorsi, rincorsi e non raggiunti. Un “di fronte” al mistero e al destino che potrebbe spiegare molto, un esame di coscienza non rivolto al peccato compiuto ma al destino imminente, anche se si deve scrivere da vivi, cioè avendo ancora tempo per chiedere.

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