La procura di Hong Kong ha accusato cinque politici e attivisti stranieri di aver congiurato con il tycoon per sovvertire lo Stato cinese. Due di loro, gli attivisti britannici Benedict Rogers e Luke de Pulford, parlano a Tempi: «È ridicolo. Il regime usa prove false o estorte sotto tortura»
Jimmy Lai arrestato dalla polizia a Hong Kong nel 2020 (foto Ansa)
«Il fatto stesso che al processo di Jimmy Lai io sia stato indicato come un suo "co-cospiratore" dimostra quanto questo processo sia ridicolo». Benedict Rogers, co-fondatore di Hong Kong Watch, fatica ancora a credere di essere finito nell'elenco delle cinque figure straniere che, secondo il procuratore Anthony Chau Tin-hang, avrebbero aiutato il magnate dell'editoria a cospirare contro lo Stato cinese. L'amministratore delegato dell'organizzazione benefica britannica, che da anni si batte per il rispetto dei diritti umani a Hong Kong, è «molto sorpreso» ma sa anche che il regime comunista cinese è disposto a qualsiasi tipo di falsificazione pur di condannare il fondatore dell'Apple Daily. Anche a usare un «innocuo messaggio del 2019 come "prova"», dichiara Rogers a Tempi da Londra.
Jimmy Lai alla sbarra
Jimmy Lai, arrestato nel dicembre 2020, si trova in carcere da oltre 1.100 giorni ed è alla sbarra per il "processo dei processi": quello che in base alla legge sulla sicurezza naziona...