Io, comunista, dico che…

Di Fabio Cavallari
23 Ottobre 2003
Osservata da un’ottica di “sinistra” sembra una deriva autodissolutoria. Sto parlando del modo con cui L’Unità ha fatto della polemica con Giuliano Ferrara una battaglia ad personam

Osservata da un’ottica di “sinistra” sembra una deriva autodissolutoria. Sto parlando del modo con cui L’Unità ha fatto della polemica con Giuliano Ferrara una battaglia ad personam. Liberazione ne ha discusso con cauta equidistanza e Ferrara ha scritto al direttore Sandro Curzi non lamentandosi del quotidiano comunista in quanto «l’amicizia o l’inimicizia in politica ha le sue leggi… che non escludono quel minimo di fair play che mi ha sempre legato ai miei avversari. Sopporto tutto, spero che tu e Fausto verrete al mio funerale, ma non vorrei essere commemorato da Tabucchi». Curzi ha augurato «lunga vita all’amico Ferrara». Non c’è nulla di reazionario in ciò. Anzi. Ma sia quelle a L’Unità, sia le lettere a Liberazione non approvano. «Un bel fegato dare dell’amico a Ferrara», «…siamo irreconciliabili nemici del capitalismo imperialista e soprattutto di quei dirigenti del movimento operaio che passano al fronte opposto della lotta di classe», e altre facezie del genere. La definizione di “nemico” corrisponde a una situazione di “guerra”. E Ferrara è parte della “guerra” a Berlusconi. Una guerra d’odio. Perché? Perché negli ultimi due anni le campagne denigratorie e demonizzanti gli uomini in carne e ossa hanno preso il posto del confronto politico. Nel linguaggio di certa stampa il “nemico” da abbattere non è più il capitalismo, l’alternativa politica non si chiama “socialismo”, il rimedio da adottare non è “l’abolizione della divisione del lavoro”. Il nemico è Berlusconi, Ferrara, Previti. La sinistra radicale, quella capeggiata da Bertinotti, non ha mai utilizzato questa pratica, anche se ora si trova impantanata in un clima che svilisce e deprime le ragioni della politica. Le accuse di regime, la reiterata “fissazione” fascista, il parossismo antiberlusconiano hanno reciso il confine tra politica e psichiatria. Cosa dice di politico la “sinistra”? Che sulle privatizzazioni la pensa “un po’ meno” del centrodestra. Che sulla flessibilità nel lavoro è “un po’ meno” disponibile. Però si augura la “scomparsa fisica” dell’uomo di Arcore. Io dico: «Lunga vita al Presidente e all’Elefante!» E lo dico convinto dall’estrema sinistra del panorama politico. Non è una svendita d’ideali. è la speranza di poter sconfiggere un avversario con una politica che sappia coinvolgere il popolo in un’ipotesi “per” e non semplicemente con un’opzione “contro”. La mia presenza qui è la testimonianza che gli avversari politici possono essere amici umanamente. E a volte anche complici nel difendere gli interessi dei più deboli.

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