Ippocrate, Maometto, Lutero. E Anna come sono tante
Caro Direttore,
mi è capitato di osservare un sussidiario per la IV elementare: La Bussola, domande e risposte per navigare nel sapere, coordinato da Giovanni Gaeta e pubblicato nel 1998 da Edizioni Scolastiche Juvenilia, Milano (Elemond SpA-Editori Associati). Nella sezione di storia si parla abbondantemente degli Arabi e dell’Islam: la vita di Maometto e la sua predicazione, Maometto è il solo cui Allah (Dio) ha rivelato la sua volontà e i veri princìpi della fede. Cito: «La religione di Maometto ha molti punti in comune con il cristianesimo: Maometto è il profeta che perfeziona la rivelazione dei grandi profeti a lui precedenti Mosè e Gesù». Sono riportati anche puntualmente i 5 doveri fondamentali del musulmano e si dice che: «Il Corano è il libro sacro dei musulmani, dettato a Maometto da Allah». Nella sezione “Attività”, dove all’alunno è chiesto di dare delle risposte, è riportato il seguente (unico) brano del Corano: «Quando incontrate i miscredenti colpiteli al collo fino a farne strage. Non abbiate paura di morire perché Dio accorderà una ricompensa a coloro che sono morti in battaglia. Egli li introdurrà nel Paradiso che aveva loro promesso». Sono andato a vedere come si parla del cristianesimo. Non si riportano i 10 comandamenti, né i 5 precetti della Chiesa. Si dice che «Il messaggio di Gesù in estrema sintesi è questo: la salvezza dell’umanità, cioè la fine di tutti i mali che gli uomini si infliggono l’un l’altro, consiste nell’obbedire al comandamento dell’amore: ama il prossimo tuo come te stesso». Nulla sull’Incarnazione (eccetto un «sosteneva di essere Figlio di Dio»). Nulla sulla Trinità. Nulla sulla risurrezione di Gesù («dicono che è risorto») e sulla salvezza eterna. Si dice che: «I cristiani si organizzarono in Chiese, eleggendo nelle principali città, come loro capo, un vescovo». Poi che: «Le chiese, sempre meglio organizzate ed economicamente forti, erano collegate fra loro in un’unica istituzione, la Chiesa Cattolica». Non conosco l’Islam per affermare che la descrizione riportata nel sussidiario è corretta; mi sembra di sì. Conosco però abbastanza il cristianesimo per affermare che la descrizione riportatane è riduttiva (non si rispetta la par condicio), falsa e fuorviante. Sarebbe interessante sapere se chi ha scritto queste pagine è un musulmano, vista anche la citazione “assassina” del Corano: gli assassinii qui prescritti stanno avvenendo in abbondanza in vari paesi del mondo e le vittime sono prevalentemente i cristiani!
Maurizio De Bortoli, Varese
Caro direttore,
a proposito del clima culturale in cui siamo immersi, vorrei segnalarle un “piccolo particolare”, che mi ha fatto pensare a 1984. Nel famoso romanzo di Orwell, una delle caratteristiche del sistema totalitario è che la manipolazione della verità da parte del potere giunga al punto di “correggere” i libri di storia. Stiamo andando anche noi in questa direzione? Qualche giorno fa stavo sfogliando un libro di storia per il biennio della scuola superiore proposto dalla casa editrice “La Scuola”; si tratta di “Clio dossier”, un testo già impostato per moduli, per anticipare quasi la riforma, e dalla veste editoriale molto accattivante. A pag. 73 del voume B (Storia dell’antica Grecia) viene riportato in un trafiletto il testo del giuramento di Ippocrate. Ottima cosa riportare i documenti! Ma, chissà perché, dopo la frase «Secondo le mie forze e il mio giudizio prescriverò la dieta per il giovamento dei malati e mi asterrò da ogni male e da ogni ingiustizia» non è riportata la successiva: «Non somministrerò a nessuno, nemmeno se me lo chiede, un farmaco mortale». La frase viene espunta senza che nessun segno grafico segnali che qualcosa è stato omesso. Come mai? Si teme che lo studente confrontando il passato con il presente, incominci a pensare?
Maria Grazia Casaliggi, insegnante, giunta Via Internet
Caro direttore,
sono uno studente iscritto al secondo anno di Fisica di Milano. Alle elezioni universitarie svoltesi il 3 ed il 4 aprile sono state allestite solo 2 cabine per poter votare; i seggi aperti il primo giorno 9 ore ed il secondo 4. Mi sono recato al seggio il secondo giorno verso le 11.30. Speravo di arrivare in tempo ad Analisi II che iniziava 15 minuti dopo. Ma la coda iniziava fuori dalla stanza del voto. Arrabbiato mi sono messo in fila e dopo quasi un’ora ho messo le mie preferenze su 5 (sì proprio 5) schede. Nell’attesa mi sono chiesto il motivo dell’inaudita coda e ho iniziato a chiaccherare con quelli che mi precedevano. Erano di Chimica. Ho capito! Era sì il seggio di Fisica ma anche quello di Chimica e Chimica Industriale per un totale di quasi 4000 studenti. Se tutti gli studenti avessero votato, ogni ora avrebbero dovuto recarsi al seggio (4000:13=) 307 studenti, quindi 153 studenti per cabina, ognuno dei quali con 5 schede diverse. Alla fine hanno votato solo 300 “eroi” di Fisica. E poi ci si chiede perché solo il 10% degli studenti ha votato!
Pietro Mancosu, Milano
Caro Direttore,
a chi mi dicesse che siamo tornati al medioevo risponderei che siamo all’età della pietra. Lo scarto è la tecnologia ma la reazione rispetto alla realtà è identico: reattiva, protettiva, aggressiva. Una ragazza è stata uccisa a coltellate dal suo fidanzato durante una lezione. Perché? Pochi giorni prima lui era andato a vedere Hannibal, un film violento. Tutto attorno a noi sembra essere crudele. A scuola ci portano a vedere Auschwitz ma non le Foibe… Ci propongono una lettura della storia sottolineando sempre gli aspetti catastrofici come la lettura negativa del medioevo: l’età delle barbarie. Ma il medioevo è questo? Perché non ci portano a vedere i monumenti delle varie città attraverso cui si legge la storia dei diversi secoli e si colgono i segni di una civiltà? La nostra storia è ricca di cose belle oltre che di guerre. La natura, oltre ai terremoti, ci propone un cielo stellato ogni giorno e i fiori in primavera. Certo è che, in una realtà che ci propone solo violenza noi, che tendiamo al bene e al bello, avvertiamo una sproporzione. Tendiamo ad evadere in mondi virtuali che placano, per un momento, il terremoto che abbiamo dentro. E troviamo nella costruzione di questo virtuale “benessere”: tisane, tranquillanti, antistress, massaggi… droghe. È questo che cerchiamo? Certamente no. L’uomo tende al bene ma è fragile nei confronti del male. Prenderne coscienza non basta, l’uomo vuole una risposta concreta. È un problema di libertà: ciascuno deve paragonare ciò che ha di fronte col desiderio ultimo del suo cuore e vivere giudicando ciò che ha di fronte. Questo è l’unico modo per essere veramente uomini liberi. Le altre posizioni proposte per arrivare ad un benessere sono false e utopiche: non si può togliere il male dal mondo perché l’abbiamo dentro di noi, e non si può nemmeno far finta di niente. Bisogna solo essere veri.
Anna Minasi, V Liceo Artistico, Milano
Nel fragile silenzio del mattino/ si schiudono le viole a primavera, s’aggrappa una rondine/ al nido vibrante nell’attesa./ Suonano a festa le campane/ rispondono deserte le strade del paese/ nel buio di angusti nascondigli /svanisce l’orizzonte/ smarrita la traccia del destino. /Una rosa sul vecchio davanzale/ nell’antro abbandonato/ insperato il flusso della vita/ un volto tra tanti manichini. / Nel mezzo di siti virtuali / irrompe il Dio che si fa uomo/ un Dio carnale/ovvero un uomo che risorge. Buona Pasqua
Gianni Mereghetti, Abbiategrasso (Mi)
IL DIRETTORE RISPONDE
Non si può togliere dai libri tutte le distrazioni teologiche, le incrostazioni ideologiche, le stupidaggini semiologiche che si sono cumulate all’epoca della riproducibilità tecnica del pregiudizio. Però si può fare quello che fanno questi nostri lettori precisi e meticolosi, eppure attenti a non evocare roghi, né tantomeno guerre di religione. Il che corrisponde, sotto altra forma di documentazione, a quello che fa Anna, 18 anni – perché si capisce c’è anche qualcuno, a scuola, che la sta aiutando a crescere oltre che a istruirsi – quando parla di ricerca, libertà, verità. Le quali cose non sono tessere in tasca di nessuno, ma possibilità reali della ragione e del cuore umano. Se solo si compulsasse più seriamente il proprio e di ognuno “desiderio ultimo”… Se solo ci fosse più affetto, volontà, dedizione al bene per rioccupare la scuola di volti liberati dal rancore rispetto alla realtà… È che le possibilità stesse, di cambiamento, di ricerca, di libertà, di verità vengono fatte fuori all’origine, “e il modo ancor m’offende”, da quel male mortale che si chiama menzogna. E tutto cospira a tacere di noi, tutto scorre in un flatus vocis che imbianca i volti prima ancora dei capelli. Può succedere a 20 anni e può non succedere a 80. Quanto alla frangia estrema del capitolo “male” evocato da noti casi di cronaca nera l’analisi è inutile. Il “padre della menzogna” c’è e ha un nome, non lo hanno scoperto i grandi poeti, da Dante a Goethe, passando da Shakespeare (nel ‘900 la poesia ha avuto molta carne al fuoco per raccontarlo, ma se l’è data un po’ a gambe) e anche lo scellerato Barney Panovsky conosce il suo nome: sta in quel libro di famiglia che si chiama Bibbia. Andate a vedervi l’Esorcista e imparate dalle Tischreden di Lutero che «quando la coscienza è afflitta, è difficilissimo riconoscere Satana, poiché si trasforma in angelo della luce e nelle sembianze di Dio. Ma dopoché l’ho riconosciuto, mi viene facile dirgli: ‘leccami il culo’».
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