
Ira
«Io amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio». Così ha dichiarato la Bindi ministra. La Bindi mi è quasi simpatica, anzi mi fa tenerezza. La poveretta passa il giorno a discutere con comunisti, sinistri, margheriti, rifondaroli, radicali, verdi e chi più ne ha più ne metta. La notte di nascosto sale le scale di alti prelati a sentire consigli, indicazioni, suggerimenti, pensieri, trincee e poi il giorno dopo ancora con comunisti, verdi, radicali, rifondaroli eccetera e poi la notte di nascosto dai prelati amici a raccogliere sentimenti, giudizi, attenzioni e poi ricominciare il giorno dopo. Così per giorni, settimane. E finisce sbeffeggiata sulla copertina di Tempi o adulata sui giornali dell’Unione. Insomma, una vita da cani. Quando cerca nel suo mondo un aiuto si ritrova Prodi che viaggia in India per una settimana e che dichiara, mentre la Chiesa lo accusa di distruggere la famiglia, che non vede il problema. Santa donna, la Bindi. In più, per la fortunata coincidenza di non essere un uomo non le girano neanche i cosiddetti, e continua a frequentare i suoi amici prelati che la consigliano. In fondo è l’esponente di punta del dossettismo praticato. È tenera, la Bindi, quando dice di amare la Chiesa che si occupa delle cose di Dio. In fondo con gli amici prelati che si ritrova ha ragione, con i dossettiani non ce la fa più. Quando mai si sono occupati degli uomini? Già T. S. Eliot se lo chiese: «È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?».
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