Irak ed economia, i termini si invertono

Di Lorenzo Albacete
04 Dicembre 2003
La visita a sorpresa di George W. Bush in Irak dimostra chiaramente il vantaggio di essere già presidente

La visita a sorpresa di George W. Bush in Irak dimostra chiaramente il vantaggio di essere già presidente quando si apre la corsa alle elezioni presidenziali. In un solo colpo, piombando improvvisamente a Baghdad, il candidato Bush ha ridotto i nove aspiranti candidati democratici a mediocri attori di una commedia di serie B rappresentata in qualche teatrino di periferia, pronti ad accapigliarsi per richiamare l’attenzione. I mezzi di informazione lo sanno benissimo, e hanno disperatamente cercato di concedere altro tempo ai democratici, non mancando di ricordare al loro pubblico l’ultimo spettacolo a sorpresa offerto da Bush quando, a bordo di un caccia, atterrò su una portaerei e annunciò la fine della guerra. Da allora, in Irak sono morti più americani che durante tutto il periodo dell’invasione. All’inizio della campagna per le nominations presidenziali, sembrava che la guerra fosse il punto forte di Bush, e che le condizioni dell’economia fossero il suo tallone d’Achille, esposto agli attacchi dei democratici. Ora, con l’apparente ripresa dell’economia, e il tragico vicolo cieco in cui si è finiti in Irak, la situazione sembra essersi capovolta, facendo dell’Irak un possibile handicap elettorale per il presidente. In questo caso, nessuno ne trarrebbe più vantaggi di Howard Dean, l’ex governatore del Vermont, che si è sempre opposto alla guerra e che ora è senza dubbio il principale candidato alla nomination del partito democratico. All’inizio della campagna elettorale, i “democratici moderati” erano terrorizzati dalla prospettiva della nomination di Dean e di una conseguente vittoria strepitosa dei repubblicani; ora, anche gli altri candidati stanno cercando di salire sul carro dell’opposizione alla guerra, guidato dagli attivisti di sinistra che sembrano avere assunto il controllo del partito democratico. Il viaggio del presidente Bush, nel giorno della festa del Thanksgiving, ha riacceso i sentimenti patriottici e rafforzato la decisione del popolo americano di non permettere che i soldati americani siano disprezzati e dimenticati come era avvenuto in Vietnam. Dean ha detto di avere approvato la visita di Bush per portare la nostra gratitudine e il nostro sostegno alle truppe, ma ha ribadito che queste truppe «in ogni caso non avrebbero dovuto trovarsi lì». Nessuno degli altri candidati può sostenere questa posizione con altrettanta giustificazione. Mentre in questo momento la guerra e l’economia sono al centro del dibattito, la questione più profonda e più disgregante di tutte procede in modo quasi completamente sotterraneo, ma verrà presto in superficie. Si tratta della “guerra culturale” che divide la nazione in due forze politiche contrapposte. Tanto i democratici quanto i repubblicani hanno bisogno della loro base “radicale” per vincere le elezioni. Oggi sembra che sia il partito repubblicano ad avere maggiore spazio di manovra nel suo piano per rappresentare la maggioranza del popolo. Ma manca ancora un anno alle elezioni.

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