Perché Teheran tergiversa e perché, al contrario, Tel Aviv ha fretta di colpire il regime degli ayatollah. Il ruolo fondamentale degli Stati Uniti. Spiegazione
Un drone o un missile iraniano abbattuto dalla difesa israeliana, 14 aprile 2024 (Ansa)
«La questione per noi è conclusa», ha twittato la missione permanente iraniana alle Nazioni Unite dando notizia dell’azione militare contro Israele del 13 aprile scorso; «l’incidente non è concluso», ha replicato poche ore dopo il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz.
Gli opposti atteggiamenti dei due paesi in conflitto non dichiarato da quasi mezzo secolo hanno un significato strategico: l’Iran doveva reagire all’uccisione dei suoi comandanti dei Guardiani della Rivoluzione a Damasco, ma sa di non essere pronto a una guerra vera e propria con Israele che trascinerebbe nello scontro, dalla parte di quest’ultimo, anche gli Stati Uniti; all’opposto, Israele ha bisogno di trascinare Teheran in un conflitto aperto che costringerebbe gli Stati Uniti a schierarsi dalla sua parte e a causare la caduta del regime degli ayatollah prima che l’Iran si procuri armi atomiche che rappresenterebbero lo scudo dietro il quale la Repubblica islamica potrebbe condurre una guerra convenzionale con...