A Islamabad, capitale del Pakistan, non sono una novità le campagne di demolizione dei “katchi abadis”, gli slum della città. Nello scorso luglio sono state rase al suolo oltre cento baracche abusive in un’area denominata I-11, dove secondo le indicazioni del ministero dell’Interno si nascondevano in massa potenziali “terroristi” afghani. Già in quell’occasione Ammar Rashid, segretario del Partito Awami dei Lavoratori (Awp), ha protestato perché a suo dire il 95 per cento delle famiglie sgomberate dall’I-11 erano in realtà pashtun provenienti dal nord del paese e insediatisi lì oltre vent’anni prima. E adesso a quanto pare Rashid (e non solo lui) ha un motivo in più per denunciare l’abuso, perché la prossima serie di demolizioni pianificate dalle istituzioni locali non ha nemmeno la giustificazione della lotta all’estremismo, ma punta direttamente contro i cristiani in quanti tali.
RAID “ANTI-DEGRADO”. A guidare le spedizioni di ruspe “anti-degrado” negli slum di Islamabad è infatti sempre la Capital Development Authority (Cda), organismo pubblico che rappresenta il sindaco e il governo comunale nello sviluppo urbanistico della capitale. Nel tentativo di fermare i prossimi raid annunciati, Rashid e il suo partito si sono però appellati alla Corte suprema del Pakistan, che ha ordinato alla Cda di congelare il piano e fornire spiegazioni. Ebbene, quando il rapporto dell’Autorità municipale è trapelato alla stampa, è esplosa la protesta.
«TERRE SOTTO OCCUPAZIONE». Nel documento sottoposto dalla Cda alla Corte suprema, come riporta il quotidiano pakistano in lingua inglese Dawn (che tra l’altro ha pubblicato la versione integrale del testo, facendo notare i numerosi strafalcioni in esso contenuti), si legge che «è necessario riconoscere il fatto che la maggior parte dei katchi abadis sono sotto l’occupazione della comunità cristiana che si è spostata da Narowal, Sheikupura, Shakargarh, Sialkot, Kasur, Sahiwal e Faisalabad e ha occupato il terreno del governo con sfacciataggine, come se gli fosse stato assegnato, e sembra che questo ritmo di occupazione della terra possa influire sulla maggioranza musulmana della capitale».
«RIMOZIONE MOLTO URGENTE». Anche Al Jazeera ha dato spazio alla vicenda, e nel suo articolo di cronaca il sito del network del Qatar spiega che il rapporto della Cda elenca varie motivazioni per giustificare il piano di demolizioni, dalla sicurezza all’igiene alla sovrappopolazione della città, ma non riesce a nascondere la profonda intolleranza di cui è intriso. «La casa è un diritto di ogni cittadino», riconosce la Cda nel documento, «ma è un fatto che Islamabad non può accogliere gli immigrati da tutto il paese». E in un altro passaggio evidenziato da Al Jazeera recita: «Sembra che il ritmo di occupazione della terra da parte della comunità cristiana sia destinato ad aumentare. La rimozione dei katchi abadis è molto urgente allo scopo di offrire un ambiente migliore ai cittadini di Islamabad di proteggere la bellezza dell’islam».
«LAND OF THE PURE». È quasi superfluo ricordare che i cristiani di Islamabad farebbero volentieri a meno di ammassarsi nelle baraccopoli, ma è quello il posto che è stato assegnato loro da uno Stato e da una società dove la libertà religiosa è regolarmente calpestata, e dove alle minoranze (soprattutto a quella cristiana) sono riservati – oltre alle continue persecuzioni – solo lavori umilianti e miseria. Anche alcuni membri del parlamento nazionale sono scesi per le strade della capitale per manifestare contro l’odio anticristiano e contro «questa mentalità che divide il Pakistan secondo linee religiose». Sono le parole usate da Syed Khurshid Ahmed Shah e Qamar Zaman Kaira, membri del Pakistan Peoples Party (all’opposizione) interpellati dal quotidiano Dawn. Mentre Al Jazeera nota che nel sito della Capital Development Authority, Islamabad è celebrata come «The City of Islam, Land of the Pure».
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