Israele, antemurale della cristianità

Di Gianni Baget Bozzo
22 Aprile 2004
La linea di amicizia del governo Berlusconi verso Israele ha modificato la linea filopalestinese tradizionale dei governi repubblicani.

La linea di amicizia del governo Berlusconi verso Israele ha modificato la linea filopalestinese tradizionale dei governi repubblicani. La base storica di questo mutamento sta nel fallimento delle trattative tra Ehud Barak ed Arafat sotto la guida di Clinton. Ciò ha determinato il dubbio che i dirigenti dell’Autorità Palestinese fossero intenzionati a riconoscere l’esistenza di Israele. Le cose sono così cambiate e l’incontro tra Bush e Sharon ha indicato quanto Israele si è vista riconosciuta il diritto di erigere il muro all’interno di territori appartenenti alla zona palestinese contestualmente al suo abbandono degli insediamenti nella striscia di Gaza. Israele è così divenuto un elemento fondamentale della identità dell’Occidente nel Mediterraneo, la principale alleanza degli Stati Uniti in quell’area. Washington ha rinunciato al bilanciamento tra ebrei e palestinesi, avendo constatato la rinuncia dell’Autorità Palestinese a perseguire il terrorismo di Hamas e degli altri gruppi promotori di suicidi omicidi.
La scelta americana rientra nella decisione del presidente Bush di fare della lotta al terrorismo il caposaldo della politica estera americana: ed Hamas è stata considerata un gruppo terroristico anche dall’Unione Europea.
Da quando Al Qaeda è entrata nella scena del mondo, i rapporti tra l’Occidente e il mondo islamico sono mutati. La strategia americana ha scelto di intervenire nel quadro musulmano con forza: ed Israele è diventata perciò il punto decisivo in cui la coscienza dell’Occidente si scontra con una forza islamica che afferma la sua identità religiosa nella lotta contro l’Occidente.
Da questo scenario è assente l’Europa, che vede il principale conflitto che la riguarda gestito da altri Stati mentre essa entra in una condizione di latitanza: un dramma già segnato dalla gestione disastrosa fatta dall’Europa, nel quadro delle Nazioni Unite della crisi jugoslava. Israele diviene così un avamposto dell’Occidente nei confronti della sfida islamica alla cristianità. Questo era un evento improbabile all’inizio del sionismo e non è divenuto dominante se non con la presidenza Bush.
Come agisce l’evento di un Israele capofila della tradizione culturale della cristianità di fronte all’islam sul giudaismo come fenomeno mondiale? Il cristianesimo è stato per secoli considerato come avversario dal giudaismo, ora non è più così. è sul terreno dei fatti che sono mutati i rapporti tra cristianità e giudaismo. E il terrorismo islamico è il fatto che ha segnato un salto di qualità in questi rapporti.
Non pareva che la fondazione dello Stato di Israele avrebbe comportato la definizione dell’Occidente innanzi al mondo islamico eppure proprio questo è accaduto. La storia ebrea è divenuta così un caposaldo della storia della cristianità.
Il governo Berlusconi ha collocato in modo nuovo l’Italia sia rispetto agli Stati Uniti che ad Israele, lo ha fatto in funzione della sua adesione all’Occidente come civiltà della libertà in chiave universale. Ha dato così una prospettiva all’Italia nel nuovo millennio in cui ha pieno corso sia il suo destino universale che la sua centralità mediterranea, il mare che torna ad essere il centro della storia. Questo avviene mentre si sta per procedere, sotto la presidenza irlandese, alla ratifica della Costituzione europea da parte degli stati: ma dove è l’Europa nel Mediterraneo?

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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