
Itaca e il viaggio
Noi madri scopriamo quello che fanno i nostri figli attraverso i loro occhi.
C., 18 anni, è andato in Grecia per la “gita scolastica”. «Mamma, è stata una figata. Se tu vai da solo in Grecia, non puoi capire niente, vedi solo delle rovine. Invece la Marinotta (detta anche professoressa Fumagalli), lei ha insistito per fare il viaggio in questo modo. Con noi c’era il professor Zanetto, docente universitario di Storia e letteratura greca, andavamo in queste città greche, una più brutta dell’altra, ma ti rendi conto, lì dopo i greci antichi praticamente non c’è più stato niente. Il prof. Zanetto ci spiegava il posto in cui eravamo, poi ci leggevano dei brani di autori greci che parlavano di gesta lì avvenute». Ed ecco che attraverso le parole di mio figlio, parole che danno voce a occhi e cuore, vedo Delfi che rivive attraverso le parole di Plutarco, e il Pelide Achille e la sua ira, e Atene nel 430 a.C. annientata dalla peste, e, davanti al mare di Pilo, Telemaco e Atena che approdano: «Il sole sorse, lasciando il mare bellissimo, nel cielo di bronzo… ed essi giunsero a Pilo». Omero, Odissea. «Immagina: eravamo seduti sul molo, ci hanno letto la battaglia di Sfacteria, tra Sparta e Atene. Davanti a noi sulla destra l’isola di Sfacteria, così lunga che non ne vedevamo la fine, sulla sinistra il molo proseguiva in un promontorio roccioso, era il tramonto e il sole sbucava tra le nuvole facendo una strana luce su quel mare trasparente, bellissimo, ci sembrava proprio di assistere a quella battaglia… l’isola chiamata Sfacteria, che si stende davanti al porto e vi è vicina, lo rende sicuro e fa sì che le sue imboccature siano strette: da una parte il passaggio era sufficiente per due navi, di fronte alle fortificazioni degli ateniesi e a Pilo, e dalla parte che guarda verso il resto della terraferma il passaggio bastava per otto o nove». Tucidide, Le storie. Altro che gita. «Se per Itaca volgi il tuo viaggio/fa’ voti che ti sia lunga la via,/ e colma di vicende e conoscenze». K. Kavafis, Itaca.
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