Italia e Meloni isolate in Europa? La narrativa non regge più

Di Leone Grotti
24 Novembre 2023
L'accordo firmato dalla premier e Scholz fa crollare la teoria del governo sovranista inviso a tutti a Bruxelles. Con Berlino restano le distanze sul Patto di stabilità, ma sono stati fatti «passi avanti»
La stretta di mano tra Giorgia Meloni e Olaf Scholz

Chissà se il Pd e giornali come Repubblica avranno ancora il coraggio di portare avanti la tesa inconsistente secondo cui il governo di Giorgia Meloni sarebbe isolato diplomaticamente in Europa. Sicuramente sarà difficile dopo che la Commissione europea, a quanto risulta alla Stampa, ha approvato la maxi-revisione del Pnrr proposta dall’esecutivo preparandosi a inviare a Roma un bonifico da 16,5 miliardi entro fine anno. Ma sarà ancora più difficile dopo la firma, da parte della premier e del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del nuovo Piano d’azione di Italia e Germania.

Più collaborazione tra Italia e Germania

Nel terzo bilaterale tra i due leader da quando la Meloni è al governo è stato concluso il piano per il quale gettò le fondamenta Mario Draghi e che prevede una cooperazione più stretta nei settori dell’economia, della cultura e della difesa.

Il piano prevede un forum ministeriale annuale sui «principali dossier economici e sulle politiche di strategia industriale, le industrie strategiche e le catene di valore». Sul fronte energetico Berlino è molto interessata al Piano Mattei, sul quale il governo investe sin dal primo giorno, in particolare a «nuove condutture per gas e idrogeno tra Italia e Germania e al Corridoio fino al Nord Africa».

Infine, verrà esplorata la possibilità di collaborare alla produzione di droni e tank, oltre che a lavorare insieme nel settore aerospaziale, dove la Germania è leader e l’Italia può contribuire molto.

Scholz e Meloni in sintonia su Israele e Ucraina

Al di là del piano, c’è soddisfazione per la partecipazione dalla stessa stanza di Meloni e Scholz al G20 virtuale, al quale ha preso parte anche Vladimir Putin su invito del premier indiano Narendra Modi. Identica la posizione dei due leader sulla guerra in Ucraina: la Russia vuole la pace? Può ritirare le sue truppe. Comunanza d’intenti anche sulla crisi in Medio Oriente: Israele ha il diritto di difendersi e di intervenire militarmente per evitare in futuro ad Hamas di riorganizzarsi e colpire di nuovo lo Stato ebraico.

L’intesa sulla politica estera è un buon viatico per la conclusione favorevole dei colloqui su altre due questioni spinose in ambito europeo: la riforma del Patto di stabilità e la gestione dei migranti.

Patto di stabilità: «Vicini a una soluzione»

Sul primo fronte le divergenze tra Roma e Berlino sono note: Meloni chiede che vengano scorporati dal calcolo del deficit gli investimenti previsti dal Pnrr per la transizione ambientale, energetica e digitale. La Germania, da sempre affezionata al rigore, storce il naso.

Anche dopo il vertice di mercoledì restano le distanze ma qualche «passo avanti» è stato fatto, se Scholz si è spinto a dichiarare in conferenza stampa: «Abbiamo fatto una buona discussione, fra i due governi siamo vicini a una soluzione, possiamo raggiungere un accordo, di sicuro non possiamo costringere nessuno paese a dei programmi di austerità».

Se si tornasse alle vecchie regole del Patto di stabilità, sospeso dagli anni del Covid, l’Italia sarebbe molto in difficoltà: la manovra proposta dal governo prevede un deficit del 5,3%, molto oltre il 3% consentito dalle vecchie regole. Del resto la “contromanovra” presentata da Pd e M5s implicherebbe un deficit ancora maggiore e appare in questo momento di contrattazioni sulla riforma del Patto assolutamente irrealistica (non a caso il Corriere la definisce un «favore involontario a Palazzo Chigi»).

Visione comune sui migranti

Più semplice la discussione sul tema delle migrazioni, con Scholz che ha definito «interessante» l’idea italiana di aprire due centri da tremila posti per l’identificazione dei migranti in Albania. Il cancelliere socialdemocratico ha anche dichiarato che «è necessario avere un adeguamento a livello europeo sulla situazione dei migranti».

La stessa Berlino, del resto, ha appena trovato un accordo tra le diverse anime del governo per cercare di combattere l’immigrazione irregolare tagliando i sussidi speciali ai richiedenti asilo e aumentando i controlli alle frontiere.

Meloni non è isolata

Se Berlino si avvicina alle posizioni dell’Italia è anche perché Scholz è in difficoltà sia sul fronte migranti sia su quello del bilancio, dopo che la Corte costituzionale ha bocciato il fondo da 60 miliardi, finanziato con il deficit, attraverso il quale il governo voleva elargire aiuti all’energia verde, al digitale e sussidi per le grande compagnie da attrarre in Germania.

Giorgia Meloni ha colto la palla al balzo, cercando di ricucire un’alleanza con Berlino da estendere poi anche a Parigi. Il percorso non è in discesa, le difficoltà soprattutto sulla riforma del Patto di stabilità rimangono.

Ma la strada intrapresa, quella del dialogo franco con i grandi paesi che contano in Unione Europea, è giusta. L’opposizione, che continua a descrivere la premier come una caricatura al femminile di Orban, è stata presa in contropiede. La narrativa dell’isolamento internazionale dell’Italia non regge più.

@LeoneGrotti

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