Jonathan

Di Caterina Giojelli
09 Dicembre 2004
Fine del “Grande Fratello 5”

Fine del “Grande Fratello 5”, sai che perdita, tanto ci piazzano su La7 un reality con 5 gay al comando, così avremo qualcos’altro per cui smobilitare tanti maître-à-penser altrimenti disoccupati. Jonathan, israeliano-iraniano residente a Milano, è arrivato in finale insieme a una Catrina gallese d’adozione giamaicana, e quella cima multiculturale di conduttrice fissamente sbilenca rispetto alla telecamera che è Barba(ra) D’Urso ha ovviamente siglato la cosa come «uno splendido esempio di integrazione», bello davvero, e poi parlano male di mesi a spernacchiare in un salotto davanti alle telecamere. Jonathan ha vinto, hanno vinto 40 Kg di «Amò, sei il Top, che chic!», un invidiabile uso della lingua italiana e il «chi vuol esser lieto sia…» di Lorenzo il Magnifico. Ha vinto «io sono per la pace e nomino chi si alza e dice “oggi è guerra”», ha vinto il confessore della sbronza piangente e dell’ignobile trombatore, dell’algida modella e del marito in crisi coniugale. Ha vinto il dialogo, il compromesso, la convivenza e il rispetto alieno alla violenza. Hanno vinto 23 anni di aspirante stilista orripilato da sporco e insetti, attento al mimimo sfigato e al massimo intemperante. Ha vinto, e con lui l’eterno copricapo obliquo, le lacrime per la sorella in Israele, ventagli di leopardo e sciarpini di chiffon. Ha vinto, specie quando ha ammutolito la multiculturale sopracitata, che lo esortava a devolvere parte della vincita in beneficenza, con un «la beneficenza si fa in silenzio». Ha vinto un giunco femmineo sinuoso come un gatto che tutti, innanzi a cotanta sensibilità d’animo e movenze, congetturano essere gay. Una cosa è certa, l’irresistibile comprensione verso i casi umani rinchiusi con lui, a nome di tutte le donne della redazione, chiedo: ridateci l’insensibile bastardo, violento, analfabeta, manesco, virile e muscoloso Pietro Taricone.

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