
Jovi, il filippino cattolico e omosessuale che smonta il #loveislove. «La Chiesa non ci chiede di rinunciare ad amare, ci insegna a farlo in modo più coraggioso»

È possibile essere cattolici praticanti e omosessuali? Sì, risponde Jovi Atanacio, giovane filippino le cui riflessioni sono state riprese dal sito della Conferenza episcopale filippina. «Questa è la mia croce. Posso essere attratto dagli uomini ma amo di più Dio».
«CHIESA INVITA AD AMARE». «Per quanto possa sembrare sorprendente», afferma Atanacio, «la Chiesa oggi non proibisce agli omosessuali di amarsi». Anzi, «la Chiesa sembra essere l’unica istituzione che invita i gay ad amare. Noi siamo creati per amare e le nostre vite non hanno senso fino a quando non lo sperimentano».
«COSA SIGNIFICA AMARE?». Ma che cosa significa «amarsi»? Continua Atanacio: «Amarsi significa desiderare il bene dell’altro, significa desiderare il Paradiso per l’altro» e per questo «bisogna incoraggiarsi ad abbracciare la virtù della castità». Questa è la strada che ha intrapreso Atanacio: «Così io non rinuncio all’amore ma continuo ad amare in modo più coraggioso e più profondo».
LA VERA IDENTITÀ. Se due persone si amano davvero, conclude il giovane filippino, «si incoraggeranno a identificarsi come amati figli di Dio» che vivono la condizione «dell’attrazione omosessuale e non come persone che sono definite dal loro orientamento sessuale» e che vivono la condizione di «credere in Dio».
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10 commenti
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Jovi ha portato la propria esperienza e testimonia di quella per sé, non per altri. La sua condizione di omosessuale che sceglie la castità non è più criticabile di quella vissuta dai gay americani nell’éra pre-aids che, secondo statistiche dell’epoca, avevano una media di 150 partner ciascuno ogni anno. Saranno stati la metà; e forse, oggi, ancora meno. Ma rimarrebbe una media, anche se condivisa dagli eterosessali, che non si fa fatica a ritenere il contrario della strombazzata ricerca del piacere: e che irride la propria carne più di quanto Jovi voglia sublimarne gli impulsi.
E quale che sia l’uso che, omosessuali o no, si decida di fare della propria sessualità, nulla queste scelte o coazioni hanno che fare con il matrimonio gay e le adozioni gay.
quale che sia l’uso che, omosessuali o no, si decida di fare della propria sessualità, nulla queste scelte o coazioni hanno che fare con il matrimonio gay e le adozioni gay.
condivido quasi totalmente, c’è solo una parolina di troppo: io la direi così
quale che sia l’uso che, omosessuali o no, si decida di fare della propria sessualità, nulla queste scelte o coazioni hanno che fare con il matrimonio e le adozioni.
Per favore, i salamelecchi di Lucillo non possono aspettare più di quanto non gli spetti.
caro lucillo, togli o metti tutto quello che vuoi. il vero obiettivo è abbattere il concetto di famiglia e matrimonio, dimenticando volutamente che famiglia e matrimonio si definiscono in funzione dei figli e non dell’eredità o della pensione. e che i figli DA SEMPRE siano germinati SOLO ED ESCLUSIVAMENTE tra uomo e donna ( anche nell’ipotesi che la componente maschile tradisca la sua responsabilità). ma MAI E POI MAI una nuova vita ha preso origine TRA DUE MASCHI per quanti sforzi possano fare , se non ricorrendo alla menzogna e alla rapina facendo violenza alla povera creatura sulla quale hanno puntato i loro desideri per colmare il loro vuoto.
Caro Beppe, per fortuna, il tuo post (che condivido e sottoscrivo) è passato, ma mi dispiace che una risposta dalla persona chiamata in causa da lui Lucillo non possa leggerla.
Prendo atto della tua opinione che il “concetto di famiglia e matrimonio, dimenticando volutamente che famiglia e matrimonio si definiscono in funzione dei figli e non dell’eredità o della pensione”.
Rilevo che la chiesa ammette istituzionalmente, e spesso sostiene e consiglia pastoralmente, il matrimonio fra vedovi in età avanzata ormai impossibilitati a fare figli.
Rilevo che la chiesa consente e celebra il matrimonio in punto di morte, perché essendo esso un sacramento – strumento di Dio per la salvezza dell’uomo – non ha senso negarlo perché non produrrà figli. E il bene che genera, come sacramento e come unione fra gli umani, risulta prevalente su ogni altra possibile contrarietà.
Mi risulta che non vengano fatti ne indagini mediche ne domande ai fidanzati per rilevare prima della celebrazione del matrimonio se sussistano condizioni di infertilità, curabili o sicuramente definitive.
Tutto ciò non significa che la chiesa dovrebbe, dal suo punto di vista, accettare il matrimonio omosessuale, ma certo significa che è una grossa stupidata, anche da un punto di vista cattolico, affermare che “famiglia e matrimonio si definiscono in funzione dei figli”.
Lucillo, la Chiesa non ha motivo di accertare le condizioni cliniche, ciò che non rientra nelle sue funzioni o la quantià e qualità dell’affetto dei nubendi, perché la Chiesa non è l’angolo dei consigli dispensati dagli esperti in materia di sentimenti o della posta del cuore. La Chiesa non ammette neppure l’infertilità come causa di divorzio. Un uomo e una donna sono in grado di generare: poi, possono perfino vivere in castità – è capitato – il sacramento del matrimonio. Ma la condizione è che i due corrispondano a quello che la cultura gender definisce uno stereotipo cultrale, se lei se la sente di definire così l’unico tipo di unione sessuale in grado di riprodursi biologicamente. La biologia non è uno stereotipo culturale o una variabile emotiva: su questo, sarà d’accordo anche lei. Potrà sembrarle riduttivo e anzi, discriminatorio, fissare su un dato biologico un modello culturale: ma opinare il contrario, mentre non lo è, è proprio ciò che sostiene la teoria gender, vendendo meno ai suoi presupposti, per cui ogni costruzione sociale procede da un arbitrio che, perciò, può passare dalla società ai singoli.
Inoltre, non lo dimentichi, se in tema di generazione e di modelli funzionali a essa mettessimo il desiderio laddove esso non ha nulla a che fare né con la natura né col diritto – del bambino a essere considerato persona e dei fornitori di seme, ovuli e grembo a non essee considerati strumenti privi di dignità semplicemente umana -, porremo a fondamento del diritto e delle società un principio che ne disgregherebbe le fondamenta: tanto è vero che tutte le società si sono date regole anche per il matrimonio. E neppure quelle in cui era diffusa l’omosessualità hanno mai previsto nel proprio ordinamento o nelle consuetudini sociali e stereotipi culturali il matrimonio fra individui dello stesso sesso.
Vediamo se ho capito.
Gli amati figli di Dio che vivono la condizione dell’attrazione eterosessuale vivono la condizione di credere in Dio e possono legittimamente amare anche con il corpo e la pratica sessuale.
Gli amati figli di Dio che vivono la condizione dell’attrazione omosessuale vivono la condizione di credere in Dio e non possono legittimamente amare anche con il corpo e la pratica sessuale.
Non mi è chiaro se entrambi non come persone che sono definite dal loro orientamento sessuale oppure se gli etero sono definiti dal loro orientamento sessuale e gli omo no.
sono le cose che diceva anche papa benedetto. perché quei permalosi di tv2000 non invitano Jovi invece che quella star hollywoodiana di vladimiro?
Allora i lgbt hanno ragione. Se la chiesa abbraccia questa tesi il problema è risolto per tutti.