Il riscatto senza redenzione dell’inquieto Martin Scorsese

C’è un filo che lega i film del grande regista, da “Taxi Driver” a “Killers of the Flower Moon”

Per capire un po’ l’ottimo Martin Scorsese di cui lo scorso ottobre è uscito l’ultimo film, Killers of the Flower Moon, e districarsi nella sua filmografia non semplicissima, bisogna tenere due grandi punti di riferimento: le sue origine cattoliche, lui, figlio di immigrati siciliani sbarcati a New York negli anni Trenta, e gli anni Settanta, anarchici, caotici ma anche ricchi di vitalità almeno per quanto riguarda il cinema americano.

Bruce Springsteen, pure lui un cattolico sui generis e figlio di immigrati, diceva che, una volta che sei battezzato cattolico, lo sei per sempre e certe ossessioni ti accompagnano sempre e non ne puoi fare a meno. Queste ossessioni Scorsese che, prima di buttarsi a fare cinema, aveva pensato di farsi prete, le conosce bene e sono gli elementi costitutivi del suo cinema.

Personaggi sempre in cerca di riscatto (che però non avviene quasi mai), stretti in una morsa mortale tra dannazione e speranza: so...

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