
L’altra giravolta con Barbara. Spinelli lascia Tsipras (e non saremo noi a fare della facile ironia)

Non che cambiare opinione in politica sia una cosa disdicevole di per sé, tuttavia fanno abbastanza impressione le giravolte con cui Barbara Spinelli ha caratterizzato la sua esperienza al Parlamento Europeo. Soprattutto desta una certa ilarità il fatto che questa vestale dei diritti e della moralità pubblica, sempre pronta ad alzare il ditino quando c’è da rimbrottare qualche Caimano (sì, Berlusconi, lui), poi si permetta tutto e il contrario di tutto senza batter ciglio.
IO LASCIO. Partiamo dalla fine. Ieri la giornalista ha annunciato di voler lasciare la lista Tsipras, ma non il suo seggio a Strasburgo. «L’Altra Europa – ha scritto Spinelli in una nota – nacque come progetto di superamento dei piccoli partiti di sinistra; come conquista di un elettorato deluso sia dal Pd e dal M5S sia dal voto stesso (astensionisti) – dunque un elettorato non esclusivamente di sinistra – e come elaborazione di nuove idee su un’Unione ecologicamente vigile, solidale, capace di metter fine alle politiche di austerità e ai nazionalismi xenofobi che esse hanno scatenato». Ora, poiché L’Altra Europa non è più «all’altezza di quel progetto», la giornalista ha deciso di abbandonarla, rimanendo tuttavia come indipendente tra gli scranni dell’Europarlamento.
IO RIMANGO. E vabbè. Solo che oggi fa piuttosto ridere andare a rileggersi le sue dichiarazioni in campagna elettorale quando assieme a Moni Ovadia, Spinelli si candidò con l’unico intento di trainare la lista e ripetendo più volte che, pur non essendo una «candidata di bandiera», ma la «protagonista di un progetto in cui crede fermamente» (distinzione la cui sottigliezza non è comprensibile a noi umani), si sarebbe dimessa un istante dopo essere risultata eletta. Solo che le dimissioni battibaleno non arrivarono mai. Almeno per Spinelli, perché Moni Ovadia, tenendo fede alla parola data, così fece, lasciando il seggio a Curzio Maltese. La nostra, invece, cogitando cogitando, arrivò alla conclusione che un posticino a Strasburgo non le faceva poi così ribrezzo. E così l’intellò che sta sempre dalla parte dei più deboli, lasciò a casa Marco Furfaro di Sinistra e Libertà, figlio di un operaio.
IO BIGIO. Ora, non saremo noi a fare della facile ironia su un siffatto modo di comportarsi, anche perché gli intenti della Spinelli erano dei più nobili. Era lei che voleva «raccogliere, rilanciare le lotte civili e sociali, di opinione e di piazza, che nel corso del ventennio berlusconiano, e di compromessi di potere tutt’altro che estinti, hanno tenuto alta la bandiera dei principi di giustizia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, indicandola come la “via maestra” da realizzare, anziché una carta obsoleta da calpestare».
Quindi, volete voi che per un sì arduo compito il Parlamento Europeo dovesse privarsi dell’intelligenza Spinelliana? “Non sarò certo io a compiere questo delitto”, avrà pensato la nostra. E così non si è dimessa. Poi, che in questi mesi, come scrive oggi Libero, abbia partecipato a solo 3 votazioni su 39, è un dato di fatto che non dovrebbe inficiare la stima di nessuno dei suoi elettori.
Foto Ansa
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2 commenti
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Pensate alle meningi di chi la ha votata…per loro il muro di Berlino deve tornare in piedi.
Sì, ma stavolta facciamolo in forma di recinto e chiudiamoli tutti dentro 🙂